News Notizie Indici e quotazioni Wall Street: futures in ripresa post collasso vigilia. Ma con Ucraina e Bullard (Fed) il nervosismo permane

Wall Street: futures in ripresa post collasso vigilia. Ma con Ucraina e Bullard (Fed) il nervosismo permane

18 Febbraio 2022 13:11

I futures sui principali indici azionari Usa rimangono saldamente positivi, con Wall Street che sembra avere tutta l’intenzione di lasciarsi il tonfo della vigilia alle spalle. Ieri il Dow Jones ha sofferto la perdita peggiore del 2022:

l’indice è collassato di oltre 600 punti, record di perdite dalla fine di novembre. Lo S&P 500 ha ceduto più del 2%, mentre il Nasdaq ha perso il 2,9%.

La crisi Ucraina tiene sotto scacco i mercati di tutto il mondo, con l’escalation delle tensioni tra la Russia di Vladimir Putin e l’Occidente delle ultime ore.

I futures sfidano però i venti di guerra, con quelli sul Dow Jones che ora avanzano dello 0,22%, quelli sullo S&P che fanno +0,35% e quelli sul Nasdaq, i più solidi, che salgono dello 0,50%.

Sullo sfondo, il nervosismo degli investitori è palpabile. “Wall Street è molto nervosa, guarda a sinistra e vede l’intensificarsi dei rischi geopolitici legati alla situazione in Ucraina, si gira a destra e vede il potenziale di una stretta monetaria aggressiva da parte della Fed”, ha commentato in una nota Edward Moya, senior market analyst di Oanda.

La borsa Usa si avvia così a soffrire la seconda settimana consecutiva di ribassi. Il Dow Jones ha perso nella settimana l’1,2%; lo S&P ha ceduto lo 0,9% e il Nasdaq è arretrato dello 0,5%.

Nelle ultime ore il presidente americano Joe Biden ha detto che il rischio di un’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è “molto alto” e che un attacco potrebbe avvenire nei prossimi giorni, con il pretesto di “un’operazione sotto falsa bandiera”. Oggi Biden farà il punto della situazione con la Nato, che ha già espresso diverse riserve sul presunto ritiro delle truppe russe dal confine.

Ancora prima la Nato aveva accusato la Russia di aver aumentato il numero dei soldati schierati al confine ucraino, contraddicendo le dichiarazioni di Mosca, che aveva annunciato invece di aver iniziato a ritirare alcune delle unità militari presenti nell’area.

Tutto questo, mentre Kiev ha accusato i separatisti filorussi di aver colpito un asilo della cittadina di Stanytsia Luhanska, nella regione del Lugansk ai confini con la Russia, durante un bombardamento.

Nel frattempo l’Ucraina ha rimarcato l’intenzione di aderire alla Nato, con il presidente Volodymyr Zelensky che ha affermato che l’adesione all’alleanza militare è una “garanzia di sicurezza” per l’Ucraina. La Nato “è una garanzia di sicurezza. Allora come possiamo scegliere un’altra strada? Per noi è una garanzia di non perdere la nostra indipendenza”.

Ma l’attenzione è appunto anche rivolta alla Fed, dopo le dichiarazioni di James Bullard, il super falco della banca centrale americana guidata da Jerome Powell.

In occasione di un evento organizzato dalla Columbia University, Bullard ha detto “che non c’è mai stato un rischio così alto in una generazione che la situazione potesse andare fuori controllo…uno scenario potrebbe essere quello di una nuova sorpresa che al momento non riusciamo ad anticipare, una crescita ulteriore dell’inflazione, qualcosa che dobbiamo fare in modo che non si presenti”.

Bullard ha già lanciato un appello alla Fed nelle scorse settimane affinché alzi i tassi di un punto percentuale entro il mese di luglio, per contrastare un’inflazione che viaggia al record degli ultimi 40 anni.

“In generale – ha aggiunto il banchiere – direi che c’è troppa enfasi sul fatto che l’inflazione, a un certo punto, si smorzerà nel futuro. Rischiamo invece che l’inflazione non rallenti il passo, e comunque il 2022 sarà il secondo anno consecutivo in cui saremo alle prese con un’inflazione elevata. Dunque, vista la situazione, la Fed dovrebbe muoversi più velocemente e in modo iù aggressivo, di quanto dovrebbe fare in altre circostanze”.

Ma Bullard ha anche detto che il cambiamento di politica monetaria non dovrebbe essere definito come un tentativo di frenare i mercati e l’economia.

“Non è una politica restrittiva. E’ una rimozione di politica accomodante”. I tassi sui Treasuries decennali sono in calo all’1,967%.