Wall Street: futures in lieve rialzo nel giorno della Fed. Oggi il dato market mover che potrebbe scuotere Powell & Co
Futures Usa lievemente positivi nel primo giorno della riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, che si concluderà nella giornata di domani.
Tutti i riflettori sono puntati su ciò che dirà Jerome Powell, numero uno della Fed, che parlerà in occasione della conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi, che dovrebbero rimanere inchiodati a valori vicini allo zero. Le stime della banca centrale Usa sui tassi di interesse, sull’inflazione e sull’economia potrebbero muovere i mercati.
Oggi gli indici azionari Usa Nasdaq e S&P partiranno dai livelli record toccati alla vigilia.
Ieri a Wall Street il Nasdaq è salito dello 0,7%, a 14.174,14 punti, superando il precedente record segnato il 26 aprile scorso. Lo S&P 500 ha guadagnato lo 0,2% al nuovo record di chiusura di 4.255,15 punti, mentre il Dow Jones Industrial Average è sceso di 85,85 punti, o di quasi lo 0,3%, a 34.393,75 punti.
Alle 12 circa ora italiana, i futures sul Dow Jones segnano una lieve variazione, pari ad appena +0,04%, a 34.287 punti; i futures sul Nasdaq crescono dello 0,11% a 14.133 punti; i futures sullo S&P 500 avanzano dello 0,09% a 4.249 punti.
Tornando alla Fed, dopo la pubblicazione del dato sull’inflazione – indice prezzi al consumo +5% a maggio, al record dal 2008, e componente core +3,8%, al massimo in quasi 30 anni – gli economisti ritengono quasi inevitabile un annuncio del tapering del Quantitative easing prima di quanto anticipato.
I tassi sui Treasuries decennali Usa sono in calo all’1,485%, fattore che non sembra indicare il timore dei mercati per un imminente tapering.
L’alert inflazione arriva anche dai nomi tra i più altisonanti del mondo dell’alta finanza.
Paul Tudor Jones ritiene per esempio che l’inflazione rimarrà. Dal gestore anche un consiglio operativo: se Powell farà finta di nulla l’unica salvezza, a suo avviso, sarà buttarsi sulle materie prime e sul Bitcoin.
Di inflazione Usa ha parlato nelle ultime ore anche il numero uno di Morgan Stanley, il ceo James Gorman. In un’intervista alla Cnbc l’AD ha detto di ritenere che l’inflazione più alta potrebbe perdurare nel tempo, costringendo dunque la Fed ad alzare i tassi prima delle attese. “La domanda è…quand’è che la Fed si muoverà? A un certo punto si dovrà muovere, e credo che sia più probabile che si muova prima che dopo, e prima rispetto a quando il dot plot attuale lasci pensare”, ha detto Gorman.
Intervenuto sulla questione anche il ceo di JP Morgan, Jamie Dimon. Dimon ha detto che il colosso bancario che gestisce sta “facendo incetta” di cash, di contanti, invece di utilizzare la liquidità che ha a disposizione per acquistare Treasuries o fare altri investimenti.
“Disponiamo di molto cash e di capacità e saremo molto pazienti, perché credo che ci sia una possibilità molto alta che l’inflazione si riveli più di un fenomeno transitorio”, ha detto il ceo, precisando che la banca numero uno degli Stati Uniti per valore degli asset si è posizionata per beneficiare dell’aumento dei tassi di interesse, fattore che le consentirà di acquistare quegli asset che presenteranno finalmente un rendimento più alto.
Una nuova indicazione cruciale sull’inflazione arriverà proprio oggi, con la pubblicazione dell’indice dei prezzi alla produzione – il dato misura i prezzi che vengono pagati ai produttori – che, secondo le stime di Dow Jones, dovrebbe essere salito su base mensile dello 0,5%, a fronte di un aumento sempre dello 0,5% che si prevede per la componente core.
Attesa anche per il dato relativo alle vendite al dettaglio di maggio che, secondo gli economisti intervistati da Dow Jones, dovrebbe essere sceso dello 0,7%.
Escluse le vendite di auto, l’indicatore dovrebbe essere cresciuto dello 0,5%. Nel mese di aprile le vendite al dettaglio sono state piatte, a causa dello smorzarsi dell’effetto degli assegni che erano stati inviati alle famiglie americane attraverso il piano anti-Covid del presidente Usa Joe Biden.