Wall Street futures: è ansia per dato inflazione Usa, si teme balzo più forte dal 2011
La paura dell’inflazione continua ad assediare Wall Street, in vista del market mover di oggi che confermerà o negherà questi timori. Alle 14.30 ora italiana sarà reso noto, infatti, l’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti, termometro delle pressioni inflazionistiche in atto nel paese. Nell’attesa il sentiment rimane decisamente negativo: i futures sul Dow Jones cedono più di 100 punti (-0,36%) a 34.075 punti. I futures sul Nasdaq arretrano dello 0,64% a 13.261 punti; i futures sullo S&P 500 scendono dello 0,39% a 4.130 punti.
Riguardo al dato, gli economisti intervistati da Dow Jones prevedono un rialzo dello 0,2% su base mensile, a fronte di un balzo di ben il 3,6% su base annua. Esclusi i prezzi dei beni alimentari ed energetici, l’indice è atteso in crescita dello 0,3% su base mensile e del 2,3% su base annua. Nel mese di marzo, l’indice era salito dello 0,6% su base mensile e del 2,6% rispetto al marzo del 2020%.
Se la previsione di un balzo del dato su base annua pari a +3,6% si avverasse, si tratterebbe del rialzo dell’inflazione Usa più forte dal settembre del 2011.
Ieri giornata da dimenticare per la borsa americana, che ha scontato di nuovo i violenti sell off sui titoli hi-tech, più vulnerabili alla prospettiva di un rialzo dell’inflazione e di surriscaldamento dell’economia, in quanto anche relativamente meno convenienti rispetto ad altre azioni.
Dopo essere scivolato del 2% nei minimi intraday il Nasdaq è riuscito tuttavia ad azzerare le perdite, in flessione di appena lo 0,1% nel finale.
Il Dow Jones ha riportato invece la sessione peggiore da febbraio, trascinato al ribasso da Home Depot, Chevron e Goldman Sachs, e perdendo nel finale 473 punti (-1,4%). Lo S&P 500 è scivolato dello 0,9%.
Il settore tecnologico si conferma in ogni caso il più assediato dalle vendite, con il Technology Select Sector SPDR che ha perso più dell’1% dall’inizio di questa settimana, bruciando il 3% dall’inizio del mese.
Gli smobilizzi continuano: in premercato scendono Alphabet, Microsoft, Netflix, Facebook, Apple così come i titoli dei produttori di chip Nvidia e AMD. Giù anche Tesla.