Wall Street, futures Usa poco mossi in attesa Fed. Il ceo di Morgan Stanley: ‘Metta da parte un po’ di munizioni e accetti la realtà’
Futures Usa poco mossi in attesa della riunione del Fomc e della pubblicazione di un altro parametro chiave dell’inflazione. Alle 13.35 ora italiana, i futures sul Dow Jones sono piatti, con una variazione pari a +0,08%; i futures sullo S&P cedono lo 0,09%, mentre quelli sul Nasdaq arretrano dello 0,36%.
Oggi inizia la riunione del Fomc – braccio di politica monetaria della Fed – .
Il meeting si concluderà domani 15 dicembre con l’annuncio sui tassi: secondo gli economisti, Jerome Powell & Co annunceranno una accelerazione del tapering, che dovrebbe anticipare la fine del programma di Quantitative easing prima della scadenza fissata al giugno del 2022.
D’altronde, come reso noto la scorsa settimana, nel mese di novembre l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo è balzata negli Stati Uniti dello +0,8% su base mensile, scattando al rialzo del 6,8% su base annua, e raggiungendo così il record dal giugno del 1982.
Gli economisti intervistati da Dow Jones avevano stimato un rialzo del 6,7%, anche in questo caso al record dal 1982, rispetto al 6,2% del mese di ottobre.
L’inflazione Usa core misurata dall’indice dei prezzi al consumo esclusi i prezzi dei beni energetici e dei beni alimentari, è salita dello +0,5% su base mensile, scattando al rialzo dal 4,6% al 4,9% su base annua, in linea con le attese.
C’è da dire che, sebbene in forte crescita, i dati sull’inflazione non hanno riservato grandi sorprese, fattore che ha rasserenato il sentiment sui mercati, confermandosi pressocché in linea con le previsioni.
Un assist alla politica monetaria più restrittiva da parte della Fed è arrivato intanto dal numero uno di Morgan Stanley, James Gorman.
“Ci stiamo dirigendo verso un contesto di tassi di interesse in rialzo”, ha detto Gorman in una intervista alla CNBC, aggiungendo che, “se io fossi al posto della Fed, inizierei a muovermi (con un aumento dei tassi) più presto che tardi. Che metta da parte un po’ di munizioni e accetti la realtà”.
Per la giornata di domani, gli economisti prevedono tassi fermi nel range compreso tra lo zero e lo 0,25% e un tapering ‘doppio’, ovvero una riduzione degli acquisti di asset, che da $15 miliardi al mese (taglio di $15 miliardi dal bazooka originario che comportava acquisti di asset per $120 miliardi al mese), raddoppi a $30 miliardi al mese.
Oggi la Fed riceverà una ulteriore informazione sul trend delle pressioni inflazionistiche con la pubblicazione, alle 14.30, dell’indice dei prezzi alla produzione di novembre, che gli economisti prevedono in crescita dello 0,5% su base mensile, in rallentamento rispetto al +0,6% di ottobre.
Questa è indubbiamente la settimana delle banche centrali: dopo la Fed, il giorno successivo, giovedì 16 dicembre, si riunirà la Bce di Christine Lagarde. Sempre giovedì 16 dicembre saranno annunciate le decisioni di politica monetaria della Bank of England.
Venerdì, toccherà alla Bank of Japan. In tutto saranno una ventina le banche centrali del mondo che snoccioleranno le proprie decisioni, nell’arco dei prossimi giorni: tra queste, le istituzioni di Norvegia, Messico, Russia, tutte alle prese con un contesto di una inflazione più alta, di prezzi delle commodities più alti, del riemergere della paura per la pandemia Covid-19, a causa della diffusione della variante Omicron.