Wall Street: futures Nasdaq -2% con crollo Meta-Facebook (-21%) e Spotify (-9%). Focus su euro e sterlina nel Bce e BoE Day
Effetto ribassista Meta-Facebook sul Nasdaq, con i futures che, a meno di tre ore dall’inizio della giornata di contrattazioni a Wall Street, scivolano di oltre il 2%. Tutta colpa della trimestrale che il colosso guidato da Mark Zuckerberg ha diffuso ieri dopo la fine della giornata di contrattazioni della borsa Usa, e che ha deluso su diversi fronti. Alle 13 circa ora italiana, i futures sul Dow Jones cedono lo 0,38% a 35.357 punti; i futures sullo S&P 500 arretrano dell’1,15% a 4.524 punti, mentre i futures sul Nasdaq scivolano del 2,18% a 14.785 punti.
Gli utili del quarto trimestre sono stati peggiori delle attese, la guidance sul primo trimestre di quest’anno ha deluso e anche il business del metaverso, scommessa numero uno del ceo, è in perdita. Non solo: per la prima volta nella storia del colosso dei social media, il numero degli utenti attivi giornalieri (DAU) è sceso su base trimestrale. Il titolo è collassato subito nelle contrattazioni afterhours di Wall Street, capitolando di quasi il 23%: i sell si sono tradotti in 200 miliardi di dollari bruciati nell’arco di poche ore. In premercato, la flessione è del 20% circa. Tra l’altro il business dedicato al metaverso su cui sta scommettendo Meta non sta andando affatto bene, come è emerso dal bilancio pubblicato ieri che, per la prima volta in assoluto, ha rivelato anche i risultati finanziari della divisione Reality Labs, il segmento scelto da Zuckerberg per realizzare la sua versione del metaverso. L’intera divisione ha sofferto nel 2021 una perdita netta superiore ai $10 miliardi su un fatturato di $2,27 miliardi.
Perde in misura importante anche il titolo di Spotify, in calo del 9% circa, dopo che il bilancio ha messo in evidenza un rallentamento degli abbonamenti premium.
Male in generale il settore hi-tech: giù anche Alphabet, la holding a cui fa capo Google, che ieri ha chiuso in rally del 7,5% dopo la trimestrale migliore delle attese.
Preoccupazioni per l’economia Usa, dopo la pubblicazione, ieri, del pessimo dato arrivato dal fronte macro, relativo all’occupazione del settore privato. Dal rapporto, stilato da ADP, è emerso che, nel mese appena concluso, l’occupazione del settore privato non è cresciuta, bensì scesa nel mese di gennaio. A sorpresa, le aziende americane non hanno creato nuovi posti di lavoro, ma li hanno tagliati, per la prima volta in più di un anno: colpa della variante Covid Omicron, che ha frenato il ritmo delle assunzioni. Le buste paga del settore privato sono scese così a gennaio di 301.000 unità, facendo decisamente peggio di quanto atteso dal consensus, che aveva previsto una crescita di 200.000 unità.
Il dato attesta il forte dietrofront dell’occupazione Usa, rispetto alla crescita di dicembre, tra l’altro rivista al ribasso, pari a +776.000 unità. E’ la prima volta dal dicembre del 2020 che la società ADP comunica una crescita negativa dell’occupazione.
Il rapporto suona come un campanello di allarme per il mercato del lavoro Usa, in vista dell’attesissimo market mover più cruciale della settimana per Wall Street e l’azionario globale: il report occupazionale di gennaio, che sarà diramato dopodomani, venerdì 4 febbraio.
Venerdì scorso la Casa Bianca ha avvertito che i numeri del report di dopodomani potrebbero essere colpiti dagli effetti della diffusione della variante del Covid Omicron. Gli economisti intervistati da Dow Jones prevedono un aumento dei posti di lavoro di appena 178.000 nuove unità, a fronte di un tasso di disoccupazione stabile al 3,9%.
Grande trepidazione sui mercati per l’annuncio della Bce sui tassi e la conferenza stampa con cui Christine Lagarde, numero uno della banca centrale europea, fornirà chiarimenti sulle misure di politica monetaria che intende adottare.
Salvo novità dell’ultima ora, la Bce non dovrebbe annunciare cambiamenti – confermando comunque la fine del PEPP-QE pandemico per la fine di marzo – ma i mercati monitoreranno attentamente le dichiarazioni di Lagarde, che finora si è ostinata a ripetere che l’inflazione è transitoria.
L’euro è sotto pressione, cedendo sul dollaro lo 0,22% a $1,1280.
Oggi cè in calendario anche la Bank of England: le attese sono per un rialzo dei tassi di 25 punti base allo 0,5% per far fronte all’aumento dell’inflazione.
La sterlina arretra dello 0,15% a $1,3556 nei confronti del biglietto verde. Il rapporto con l’euro GBP-EUR è poco mosso, con una variazione pari a -0,09% a 0,8321.
Sul mercato dei Treasuries Usa, i tassi decennali sono in lieve rialzo, all’1,779%.