Wall Street: futures Dow Jones balzano oltre 170 punti, zero effetto Kaplan anche sul dollaro. Sul forex occhio a sterlina dopo BoE
Voglia di recupero a Wall Street, con i futures sul Dow Jones che balzano di oltre 170 punti (+0,52%) a 33.938 punti; i futures sullo S&P 500 avanzano anch’essi dello 0,50% a 4.252 punti. I futures sul Nasdaq balzano dello 0,57% a 14.344 punti. Ieri lo S&P 500 ha interrotto la fase rialzista di due sessioni cedendo lo 0,11%, a 4.241,84 punti: da segnalare che l’indice benchmark rimaqne comunque distante di appena lo 0,4% dal suo record di sempre.
Il Dow Jones ha perso 71,34 punti a 33.945,59 punti, mentre il Nasdaq Composite è salito dello 0,13% a 14.271,73 punti.
Nella sessione di ieri otto su 11 settori dello S&P 500 hanno chiuso in rosso, in primis le utilities, che hanno ceduto l’1,1%.
Bene tuttavia gli energetici e petroliferi Exxon Mobil, Occidental Petroleum e Devon Energy grazie al rialzo dei prezzi del petrolio. Acquisti ieri anche sui titoli delle Big Tech come Tesla e Netflix.
I tassi sui Treasuries a 10 anni sono in lieve rialzo all’1,49%. Attesa per il dato relativo alle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione Usa. Attesi inoltre dopo la fine della seduta odierna a Wall Street i risultati degli stress test della Fed sulle banche. Di norma, dopo i risultati dei test, le banche iniziano ad annunciare quanto capitale distribuiranno sotto forma di dividendi e buyback.
Occhio alle dichiarazioni arrivate ieri da Robert Kaplan, esponente della Federal Reserve, che ha detto di intravedere un primo rialzo dei tassi sui fed funds Usa nel 2022, stimando un’inflazione misurata dall’indice PCE, per il 2021, al 3,4%, e poi al 2,4% nel 2022.
Lo scorso venerdì il presidente della Fed di St Louis James Bullard aveva innervosito i mercati, dicendo di prevedere una prima stretta monetaria già nel 2022, ovvero già il prossimo anno, paventando di conseguenza un tapering in anticipo rispetto alle precedenti previsioni.
Dal canto suo, nell’audizione al Congresso di qualche giorno fa, il numero uno della Fed Jerome Powell ha cercato di rassicurare i mercati, sottolineando che la “Fed non alzerà i tassi di interesse in via preventiva”.
Detto questo, i mercati oggi non sembrano preoccupati dalle parole di Kaplan, diversamente dallo scorso venerdì, quando le dichiarazioni di Bullard avevano creato non poco scompiglio.
Il dollaro è infatti oggi sotto pressione, a conferma del fatto che i toni hawkish di Kaplan non hanno scatenato nuovi scossoni sul forex.
L’euro sale dello 0,10% sulla valuta americana a $1,1938; il dollaro scende anche sullo yen, perdendo lo 0,13% a JPY 110,82. Occhio invece alla sterlina, dopo che la BoE, Bank of England, ha annunciato di aver lasciato i tassi di riferimento UK invariati allo 0,10%, confermando anche il target del piano di acquisti di titoli di stato, al valore di 875 miliardi di sterline. Oggi è stato l’ultimo meeting della commissione di politica monetaria della Bank of England per il capo economista Andy Haldane, che lascia la banca centrale dopo 32 anni di servizio.
Negli ultimi giorni Haldane ha affermato che il Regno Unito sta vivendo il “momento più pericoloso” della sua storia nel contenere i rischi inflazionistici, da quando uscì dal meccanismo del tasso di cambio europeo nel 1992. L’economista ha parlato di “bestia dell’inflazione”, avvertendo che l’economia UK rischia “una spirale rialzista dei salari e dei prezzi simile a quella degli anni ’70 e ’80”.
Haldane è rimasto coerente con la propria posizione ed è stato l’unico, oggi, a votare a favore del tapering del QE, proponendo una riduzione degli acquisti di bond da £875 miliardi a £825 miliardi. Ma la BoE ha insistito sul fatto che l’inflazione nel Regno Unito avrà una natura temporanea.
La sterlina reagisce scendendo dello 0,39% nei confronti del dollaro a $1,3910, perdendo anche sull’euro, con il rapporto EUR-GBP in crescita dello 0,48% circa a GBP 0,8583.