Wall Street cauta, in evidenza rally Boeing (+4%) e Dollar Tree (+12%). Giù Tesla. Alert El-Erian su ‘grande errore Fed’
Wall Street positiva ma cauta: alle 16 circa ora italiana, il Dow Jones sale dello 0,15% a 36.155 punti; lo S&P 500 avanza dello 0,19% a 4.692 punti circa, mentre il Nasdaq mette a segno un progresso dello 0,24% a quota 15.899.
Titolo Tesla sotto pressione a Wall Street dopo il botta e risposta su Twitter tra il fondatore Elon Musk, e Bernie Sanders, senatore democratico del Vermont, che si era candidato alla nomination presidenziale del Partito Democratico in occasione dell’Election Day prima del 2016 e successivamente del 2020.
“Dobbiamo pretendere che chi è estremamente ricco paghi la sua giusta quota. Punto”, ha detto Sanders. Pronta la risposta di Musk: “Continuo a dimenticare che sei ancora vivo”. In un tweet successivo, il numero uno del colosso produttore di auto ha rincarato la dose: “Vuoi che venda altre azioni, Bernie? Basta che tu lo dica”.
Mr Big Short Michael Burry è tornato ad attaccare inoltre Musk sempre via Twitter, affermando che, a suo avviso, il ceo di Tesla non ha bisogno di contanti, e che vuole solo vendere le azioni della sua azienda. Tesla arretra di quasi il 3%.
Male anche il titolo componente del Dow Jones Exxon Mobil, che sconta il calo dei prezzi del petrolio, con il WTI scambiato sul Nymex di New York che perde quota $80, cedendo oltre l’1,50%.
Sempre sul Dow, sale invece Boeing, in rally del 4% circa, sulla scia della notizia secondo cui la compagnia aerea saudita Saudi Arabian Airlines è in trattative sia con Airbus che con Boeing per piazzare un grande ordine di jet.
Allo stesso tempo, gli Emirati Arabi Uniti hanno annunciato di aver ordinato due Boeing 777 Freighters in occasione del 2021 Dubai Airshow.
Tra gli altri titoli, occhio a Dollar Tree, che schizza di quasi +12% dopo alcune indiscrezioni secondo cui l’investitore attivista Mantle Ridge avrebbe rilevato una quota della catena di negozi discount per un valore di almeno $1,8 miliardi.
Rimane negli Stati Uniti la preoccupazione per la fiammata dell’inflazione dopo che, la scorsa settimana, il governo Usa ha diramato l’indice dei prezzi al consumo, termometro cruciale del trend delle pressioni inflazionistiche che, nel mese di ottobre, è schizzato su base annua del 6,2%, al record dal 1990.
In una nota pubblicata oggi e riportata dalla Cnbc John Stoltzfus, responsabile strategist per gli investimenti di Oppenheimer Asset Management, ha fatto notare che il dato si è aggunto “al timore che una inflazione al record in 30 anni possa rimanere un problema per un arco temporale più lungo e una sfida per le aziende, i consumatori e le autorità di politica monetaria, nei prossimi 4-6 mesi o per ancora più tempo”.
Stoltzfus la pensa tuttavia come il numero uno della Fed Jerome Powell, ritenendo dunque che l’inflazione, prima o poi, rallenterà il passo.
Non la pensa invece così Mohammed El-Erian: “Ci troviamo in una situazione in cui le banche centrali si stanno confondendo sull’inflazione, ripetendo la narrativa:'(L’inflazione) è temporanea, è temporanea, è temporanea’. Ma “non è temporanea – ha detto il responsabile consulente economico di Allianz e presidente del Gramercy Fund Management, avvertendo sul rischio che la Fed commetta un grande errore.
“Abbiamo diverse prove sul fatto che ci sono cambiamenti comportamentali in atto – ha spiegato El-Erian – Le imprese stanno alzando i prezzi e lo faranno ancora. Le strozzature nelle catene dell’offerta stanno durando molto più di quanto chiunque avesse anticipato. I consumatori stanno anticipando gli acquisti al fine di evitare problemi nel tempo, e questo ovviamente questo sta avendo un effetto sull’inflazione”.