Wall Street: Nasdaq si conferma vittima illustre con tassi Treasuries che volano oltre 1,40%. Pacchia FAANG Is Over?
Wall Street cauta all’indomani del bagno di sangue evitato alla vigilia, con il Nasdaq – arrivato a crollare fino a -4% nei minimi intraday. Il listino tecnologico ha poi limitato le perdite a -0,5%. In lieve rialzo il Dow Jones e lo S&P 500, che nelle ore precedenti avevano accusato bruschi tonfi, in perdita rispettivamente (sempre nella sessione della vigilia), di 360 punti e dell’1,8%.
Alle 16 circa ora italiana della sessione odierna, il Dow Jones cede lo 0,13% a 31.497 punti, mentre il Nasdaq arretra dello 0,90%, di oltre 115 punti, a 13.349 punti circa. Lo S&P 500 scende dello 0,34% a 3.868 punti circa.
Gli indici azionari Usa sono riusciti ieri a limitare i danni grazie all’effetto Jerome Powell. La paura reflazione Usa continua tuttavia a ossessionare gli investitori, e oggi a maggior ragione, se si considera che i tassi sui Treasuries decennali Usa sono arrivati a toccare la soglia psicologica dell’1,40%, balzando fino all’1,42%, al record dal febbraio del 2020.
Va ricordato che tassi di interesse più elevati potrebbero convincere gli investitori a lanciare una grande rotazione dai titoli hi-tech, che hanno beneficiato in modo particolare del contesto di bassi tassi di interesse. E di fatto gli smobilizzi continuano a colpire i tecnologici, anche se alcuni titoli Big Tech, come Tesla, rialzano la testa.
Da segnalare che ieri Tesla è affondata fino a -13%, per poi chiudere in flessione del 2%. Male invece, ancora oggi, Apple, Facebook, Alphabet (la holding a cui fa capo Google), Amazon, mentre tra i FANG o FAANG si mette in evidenza il rialzo di Netflix.
Se ieri Wall Street si è ripresa nel finale, è stato per merito di Jerome Powell, numero uno della Federal Reserve che, nel suo discorso alla Commissione bancaria del Senato americano, pur non commentando direttamente il trend dei tassi dei Treasuries, ha detto che i livelli di inflazione e di occupazione degli Stati Uniti rimangono ancora ben al di sotto degli obiettivi della banca centrale.
La pressione sui prezzi, ha sottolineato Powell, rimane per lo più contenuta, a fronte di un outlook sull’economia ancora “molto incerto”. “L’economia è ancora molto lontana dai nostri obiettivi di occupazione e inflazione, ed è probabile che ci voglia un po’ di tempo prima che possano essere raggiunti ulteriori progressi significativi”, ha detto il numero uno della Fed, con un commento che ha dimostrato l’impostazione dovish della Federal Reserve.
“Dopo i forti ribassi della primavera (del 2020) – ha continuato Powell – i prezzi al consumo hanno recuperato parzialmente terreno nel resto dello scorso anno. Tuttavia, in alcuni settori che sono stati i più colpiti negativamente dalla pandemia, i prezzi rimangono particolarmente deboli. Nel complesso, su una base di 12 mesi, l’inflazione è ancora al di sotto del nostro obiettivo di più lungo termine del 2%”.
Ma i mercati, complice il trend dei tassi dei Treauries, tornano a essere assediati dai timori di una improvvisa fiammata dell’inflazione Usa.