Wall Street: Nasdaq paga tonfo -29% Netflix, DJ e S&P 500 snobbano alert Fmi. Notizie positive su outlook eps
Wall Street conferma la spinta rialzista, nonostante gli avvertimenti che arrivano dall’Fmi e il tonfo sul Nasdaq del titolo Netflix, che affonda fino a -29% circa dopo la diffusione della trimestrale.
Ieri chiusura positiva per la borsa Usa, che ha visto lo S&P 500 salire dell’1,61% a 4.462,21, il Dow Jones Industrial Average guadagnare 499,51 punti, o 1,45%, a 34.911,20 e il Nasdaq Composite avanzare del 2,15% a 13.619,66 punti.
Alle 15.40 circa ora italiana, il Dow Jones sale di oltre 330 punti (+0,96%), a 35.246 punti; lo S&P 500 avanza dello 0,46% a 4.481 punti, mentre il Nasdaq cede lo 0,12% a 13.600 punti.
Un articolo della Cnbc spiega che, da una prospettiva di analisi tecnica, lo S&P 500 ha mantenuto l’importante livello di supporto di 4.400 punti (il top dell’ultimo rally di marzo).
Gli investitori sono anche incoraggiati dal lieve calo dei tassi dei Treasuries a 10 anni e dalla revisione al rialzo graduale delle aspettative sulla crescita dell’eps del primo trimestre per il mercato e per sei dei suoi 1 settori: si prevede ora per le società scambiate sullo S&P 500 un aumento dell’eps, in medi, del 5,2%, superiore al +4,4% precedentemente atteso.
Il Nasdaq è frenato dalla delusione per la trimestrale di Netflix, diffusa ieri dopo la fine della giornata di contrattazioni. Il titolo crolla del 29%, dopo aver perso dall’inizio del 2020 più del 40%. Gli investitori guardano con preoccupazione al calo del numero degli abbonati, il primo in più di un decennio.
La notizia ha un effetto domino su altri protagonisti del settore del video streaming, come Disney, Roku, Warner Bros. Discovery e Paramount.
Bene invece il titolo IBM, che sale di oltre l’1% dopo una trimestrale che ha battuto le attese sul fronte degli utili e del fatturato.
Sotto i riflettori rimane il mercato del reddito fisso, con i tassi dei Treasuries Usa che ieri sono volati fino al 2,94%, al record dal dicembre del 2018. I tassi sui Treasuries a 10 anni ritracciano, allontanandosi dalla soglia del 2,9% e scendendo fino al 2,865%.
Tra le trimestrali attese per la giornata di oggi, quella di Tesla, che verrà resa nota dopo la fine della sessione.
Twitter rimane osservata speciale dopo la diffusione di ulteriori indiscrezioni relative all’Opa ostile che Elon Musk, fondatore e ceo di Tesla, ha lanciato lo scorso 14 aprile sulla piattaforma di microblogging, per un valore di $43 miliardi in contanti. Il New York Post riporta la notizia relativa all’intenzione dell’eclettico manager di versare di tasca sua un ammontare compreso tra $10 e $15 miliardi per accaparrare la preda che ha puntato. Sempre il tabloid newyorchese riporta che Elon Musk sta contattando diversi attori del mondo dell’alta finanza, per finanziare l’acquisto del gruppo.
Più in generale, attenzione all’alert che è stato lanciato da
Tobias Adrian, direttore del dipartimento dei mercati monetari e dei capitali dell’Fmi (Fondo Monetario Internazionale) ed ex vice direttore generale senior della Federal Reserve Bank of New York, in occasione delle riunioni primaverili a Washington del Fondo e della Banca Mondiale.
In un’intervista rilasciata a Bloomberg, successiva all’annuncio del Fondo, che ieri ha reso noto di aver tagliato le stime sulla crescita del Pil globale, relative sia al 2022 che al 2023, a un ritmo pari a +3,6%, Adrian ha avvertito che “le banche centrali potrebbero dover adottare una politica monetaria restrittiva più di quanto prezzato al momento, il che significa che potrebbero esserci delle sorprese, andando in avanti”.
Sorprese non positive:
“L’azionario potrebbe assistere a un altro forte sell off – ha continuato l’economista – Potrebbero essere colpiti da ulteriori vendite anche i bond. Gli spread sul credito si sono allargati, anche se finora non in modo drammatico, e i rendimenti potrebbero salire ancora. Ci potrebbero essere altri sell off nel reddito fisso, tra i debiti sovrani. Di conseguenza, ritengo che nulla sia al sicuro, in questo momento”.