Wall Street: Nasdaq da record, è febbre hi-tech. In tre mesi il listino ha fatto +29%
Il Nasdaq riparte dal nuovo record di chiusura testato ieri, quando è balzato dell’1,2%, a 10.492,50 punti, e segna subito nuovi massimi assoluti, grazie ai buy che continuano a fioccare sui titoli tecnologici. Netflix e Microsoft avanzano entrambi di oltre +1%; bene anche Facebook, Amazon e Alphabet.
Cisco balza di oltre +2%, beneficiando della decisione degli analisti di Morgan Stanley di rivedere al rialzo il rating da “equal weight” a “overweight”, alzando anche il target price a 12 mesi a $54 per azione.
In generale, i titoli tecnologici continuano a sovraperformare il mercato. Dalla chiusura di venerdì scorso, lo S&P 500 è salito dell’1,28%, il Dow Jones dello 0,93% e il Nasdaq Composite del 2,79%.
Il Nasdaq ha guadagnato, inoltre, più del 29% negli ultimi tre mesi di contrattazione, inanellando nuovi record. A Wall Street occhio a Twitter, che ieri aveva chiuso in rally di oltre +7% dopo la pubblicazione di un post che aveva alimentato i rumor sulla possibilità che la società di microblogging desse il via a una piattaforma in abbonamento.
Il titolo è tuttavia sotto pressione, e al momento cede lo 0,25% circa.
“Stiamo costruendo una piattaforma di abbonamento, una che potrebbe essere riutilizzata da altri team in futuro. Questa la prima volta per Twitter! Gryphon è un team di ingegneri del web che collaborano a stretto contatto con il team Payments e il team Twitter”, si legge nel post originale di Twitter. Post originale, in quanto Twitter ha successivamente modificato lievemente il post, eliminando qualsiasi riferimento a un eventuale abbonamenti o team interni.
Attenzione anche ad Alibaba, dopo la decisione degli analisti di Needham di avviare la copertura sul titolo del gigante cinese dell’e-commerce con un rating “buy” e un target price a $275 per azione. L’obiettivo sul prezzo implica un margine di rialzo a 12 mesi, per il titolo, pari a +6,7%.
Pubblicato dal fronte macro il dato relativo alle richieste iniziali dei sussidi di disoccupazione. Nella settimana terminata il 4 luglio, il numero dei lavoratori americani che hanno fatto richiesta per la prima volta per ricevere i sussidi di disoccupazione è stato pari a 1,31 milioni, meglio degli 1,39 milioni attesi dagli economisti interpellati da Dow Jones. Il totale è calato di 99.000 unità rispetto alla scorsa settimana.
Tuttavia, il numero di americani che continuano a percepire i sussidi sia statali che federali è salito, nella settimana terminata lo scorso 20 giugno, a un totale di 31,5 milioni.
Sullo sfondo, le preoccupazioni per il boom di nuovi contagi negli Stati Uniti e nel mondo. Dai dati della Johns Hopkins University è emerso che il numero di infezioni negli Usa ha superato la soglia di 3 milioni di unità. A livello globale, sempre la Johns Hopkins University ha rivelato che più di 11,88 milioni di persone sono state colpite dal COVID-19, a fronte di almeno 545.398 decessi.
Ma il presidente americano Donald Trump continua a fare orecchie da mercante, tanto da aver detto nelle ultime ore che gli Stati Uniti stanno bene (good place) e che saranno in ottima forma nelle prossime settimane. Peccato che il responsabile della task force contro il coronavirus, l’immunologo Anthony Fauci, la pensi in modo completamente diverso.
Nelle ultime ore Fauci ha avvertito che il balzo delle infezioni nel paese è diventato “un problema grave”, avvertendo che quel falso senso di tranquillità che molti segnalano a causa del calo del tasso di mortalità rischia di raccontare una storia diversa dalla realtà.
Fauci ha anche sottolineato che la pandemia globale è “ancora all’inizio” e che il virus “è sempre più forte”.
Effetto coronavirus su United Airlines, il cui titolo cede il 2,5% dopo che la compagnia aerea Usa ha reso noto che potrebbe essere costretta a licenziare fino a 36.000 dipendenti.
I licenziamenti, che potrebbero scattare in autunno, sarebbero legati di nuovo al fosco scenario sul turismo, reso più nefasto dal recente balzo di nuovi contagi negli Stati Uniti. Le nuove infezioni da coronavirus si sono tradotte infatti in diverse cancellazioni di viaggi. Finora, insieme ad altre compagnie aeree Usa, United è riuscita a evitare i licenziamenti del personale grazie alla misura varata dall’amministrazione Trump a tutela del settore, il ‘Federal CARES Act’, lanciato nel mese di marzo.
Il provvedimento ha iniettato miliardi di dollari nell’industria, che ha schivato così la necessità di avviare i tagli. Gli aiuti, tuttavia, scadono il prossimo 1° ottobre.