Tutto sull’annuncio storico della Bce: il nuovo target di inflazione per l’area euro deciso da Lagarde & Co nel New Normal post pandemia
“Il Consiglio direttivo (della Bce) ritiene che il miglior modo per mantenere la stabilità dei prezzi sia perseguire un livello dell’inflazione del 2% a medio termine. Il Consiglio direttivo persegue tale obiettivo in modo simmetrico. La simmetria implica che scostamenti negativi e positivi da questo obiettivo siano considerati ugualmente inopportuni. L’obiettivo di inflazione del 2% offre un chiaro ancoraggio per le aspettative di inflazione, che è essenziale per mantenere la stabilità dei prezzi”. Si legge così nel sito della Bce, in riferimento all’annuncio storico della banca centrale europea guidata da Christine Lagarde, relativo all’esito del processo di revisione della strategia di politica monetaria, durata 18 mesi. Atteso per le 14.30 ora italiana il discorso della presidente Christine Lagarde.
Confermate le indiscrezioni riportate da Bloomberg, secondo cui la Bce avrebbe annunciato la decisione di tollerare un tasso di inflazione anche superiore al 2%, se necessario. I rumor avevano anticipato la revisione al rialzo del target ufficiale del tasso di inflazione dell’area euro, finora ‘lievemente al di sotto del 2%’ al 2%, con la possibilità, per l’appunto, di superarlo.
“Per mantenere la simmetria dell’obiettivo di inflazione, il Consiglio direttivo riconosce l’importanza di tenere conto delle implicazioni del limite inferiore effettivo nella determinazione dei tassi di riferimento. Nello specifico, quando l’economia opera in prossimità del limite inferiore, sono necessarie misure di politica monetaria particolarmente incisive o persistenti per evitare che le deviazioni negative dall’obiettivo di inflazione si radichino – si legge ancora nel comunicato – Ciò inoltre può comportare un periodo transitorio in cui l’inflazione si colloca su un livello moderatamente al di sopra dell’obiettivo”. (praticamente, come nel caso della Fed, che fece lo stesso annuncio storico nella riunione di Jackson Hole dell’agosto del 2020).
Ancora, si legge:
“Il Consiglio direttivo conferma l’orientamento di medio termine della propria strategia di politica monetaria. Questo consente inevitabili scostamenti di breve periodo dell’inflazione dall’obiettivo, nonché sfasamenti temporali e incertezza nella trasmissione della politica monetaria all’economia e all’inflazione. La flessibilità dell’orientamento di medio termine tiene conto del fatto che la risposta adeguata di politica monetaria a una deviazione dell’inflazione dall’obiettivo dipende dal contesto specifico e dall’origine, dall’ampiezza e dalla persistenza della deviazione. Ciò consente inoltre al Consiglio direttivo di tenere conto nelle decisioni di politica monetaria di altre considerazioni rilevanti per il perseguimento della stabilità dei prezzi. La BCE si impegna a definire la propria politica monetaria in modo da assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2% nel medio periodo. Lo strumento primario di politica monetaria è l’insieme dei tassi di interesse di riferimento della BCE. Riconoscendo il limite inferiore effettivo dei tassi di riferimento, il Consiglio direttivo ricorrerà altresì, in particolare, alle indicazioni prospettiche sui tassi (forward guidance), agli acquisti di attività e alle operazioni di rifinanziamento a più lungo termine, se opportuno. Esso continuerà a rispondere in modo flessibile all’emergere di nuove sfide e considererà, se necessario, nuovi strumenti di politica monetaria nel perseguire il proprio obiettivo della stabilità dei prezzi”.
“Il Consiglio direttivo fonda le proprie decisioni di politica monetaria, compresa la valutazione della proporzionalità delle proprie decisioni e dei possibili effetti collaterali, su una valutazione integrata di tutti i fattori rilevanti. Questa valutazione si basa su due analisi interdipendenti: l’analisi economica e l’analisi monetaria e finanziaria. In questo impianto, l’analisi economica si incentra sugli andamenti economici in termini reali e nominali, mentre l’analisi monetaria e finanziaria esamina gli indicatori monetari e finanziari, con particolare attenzione al funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria e ai possibili rischi per la stabilità dei prezzi a medio termine derivanti da squilibri finanziari e fattori monetari. Il ruolo pervasivo dei nessi macrofinanziari negli andamenti economici, monetari e finanziari rende necessaria la completa integrazione delle interdipendenze fra le due analisi. Questo assetto riflette le modifiche apportate all’analisi economica e allpanalisi monetaria della BCE dopo il 2003, l’importanza di tenere sotto osservazione il meccanismo di trasmissione nel calibrare gli strumenti di politica monetaria e il riconoscimento che la stabilità finanziaria costituisce un presupposto per la stabilità dei prezzi”.
Infine:
“Il cambiamento climatico ha profonde implicazioni per la stabilità dei prezzi tramite il suo impatto sulla struttura e sulle dinamiche congiunturali dell’economia e del sistema finanziario. Far fronte al cambiamento climatico costituisce una sfida a livello globale e una priorità delle politiche dell’UE. Nell’ambito del proprio mandato, il Consiglio direttivo si impegna ad assicurare che l’Eurosistema tenga pienamente conto, in linea con le finalità e gli obiettivi dell’UE relativi al clima, delle implicazioni del cambiamento climatico e della transizione a un’economia a basse emissioni di carbonio per la politica monetaria e le attività di banca centrale. Pertanto, il Consiglio direttivo si è impegnato a realizzare un ambizioso piano di azione connesso al clima. Oltre a integrare esaustivamente fattori climatici nelle proprie valutazioni di politica monetaria, il Consiglio direttivo adeguerà l’impianto operativo della politica monetaria per quanto riguarda l’informativa, la valutazione del rischio, gli acquisti di attività del settore societario e il sistema della garanzie”.
Nei primi paragrafi del comunicato della Bce si legge:
“Nel periodo trascorso dal precedente riesame della strategia nel 2003, l’economia dell’area dell’euro e l’economia mondiale hanno attraversato profondi mutamenti strutturali. Il calo della crescita potenziale, riconducibile al rallentamento della produttività e a fattori demografici, e i retaggi della crisi finanziaria globale hanno compresso i tassi di interesse reali di equilibrio. Ciò ha ridotto il margine di manovra per la Banca centrale europea (BCE) e per le altre banche centrali nell’opera di conseguimento dei loro obiettivi attraverso l’esclusiva modifica dei tassi di interesse ufficiali. Inoltre, la globalizzazione, la digitalizzazione, la minaccia alla sostenibilità ambientale e i mutamenti del sistema finanziario pongono ulteriori sfide per la conduzione della politica monetaria. La strategia di politica monetaria della BCE è ispirata e vincolata dal mandato conferitole dal Trattato sull’Unione europea e dal Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. L’obiettivo primario della BCE è mantenere la stabilità dei prezzi nell’area dell’euro. Fatto salvo tale obiettivo, l’Eurosistema sostiene le politiche economiche generali nell’UE al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell’Unione definiti nell’articolo 3 del Trattato sull’Unione europea. Questi obiettivi includono una crescita economica equilibrata, un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente. L’Eurosistema inoltre contribuisce a una buona conduzione delle politiche perseguite dalle autorità competenti per quanto riguarda la vigilanza prudenziale degli enti creditizi e la stabilità del sistema finanziario”.
“Il Consiglio direttivo conferma che l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) resta la misura dei prezzi più adeguata per valutare il conseguimento dell’obiettivo della stabilità dei prezzi. Tuttavia, il Consiglio direttivo riconosce che l’inclusione nello IAPC dei costi relativi alle abitazioni occupate dai proprietari rappresenterebbe meglio il tasso di inflazione rilevante per le famiglie. Consapevole che la completa inclusione nello IAPC dei costi relativi alle abitazioni occupate dai proprietari è un progetto pluriennale, nelle proprie valutazioni di politica monetaria il Consiglio direttivo terrà conto, nel frattempo, di misure dell’inflazione che comprendono stime iniziali di tali costi nell’insieme più ampio di ulteriori indicatori dell’inflazione di cui si avvale”.
Nel lungo comunicato relativo all’annuncio della Bce si legge anche che “un margine di inflazione sufficientemente al di sopra dello 0% fornisce alla politica monetaria lo spazio per ridurre i tassi di interesse in caso di andamenti avversi e un margine di sicurezza contro il rischio di deflazione attraverso il suo impatto positivo sul livello di trend dei tassi di interesse nominali. L’esperienza maturata dal 2003 ha rafforzato l’importanza macroeconomica del margine di inflazione. In particolare, il pronunciato calo del trend del tasso di interesse di equilibrio, se persistente, implica che il limite inferiore effettivo dei tassi di interesse nominali vincoli con maggiore frequenza la conduzione della politica monetaria. La necessità di agevolare l’aggiustamento macroeconomico fra paesi dell’area dell’euro, le rigidità al ribasso dei salari nominali e le distorsioni nella misurazione degli aumenti di prezzo giustificano altresì un margine di inflazione”.
La nuova strategia potrebbe essere per Lagarde & Co la la giustificazione ad hoc per il proseguimento della politica monetaria ultra-accomodante – che nel periodo della pandemia Covid-19 ha avuto e ha tuttora il suo fulcro nei bazooka PEPP e TLTRO – , che potrebbe durare per un periodo di tempo più lungo rispetto a quanto anticipato, per dare quella spinta all’inflazione dell’area euro, che si è mostrata recalcitrante ben prima che tutto il mondo facesse i conti con l’emergenza del coronavirus.