Sui mercati è ansia Fed post Powell: hi-tech giù dopo -2% Nasdaq, tassi Treasuries Usa a 10 anni al 2,95%
Reazione negativa dell’azionario globale alle parole proferite ieri, durante un evento organizzato dall’Fmi – Fondo monetrio internzionale – da Jerome Powell, presidente dell Federal Reserve.
Determinato a combattere la piaga dell’inflazione, Powell si è mostrato ancora più determinato ad alzare i tassi sui fed funds.
“E’ appropriato, a mio avviso, muoversi un po’ più velocemente” nel ciclo di rialzo dei tassi, ha detto il timoniere della Fed, aggiungendo che “direi che una stretta di 50 punti base sarà sul tavolo in occasione del prossimo meeting di maggio”.
I tassi sui Treasuries Us con scadenza decennale sono balzati a nuovi record dalla fine del 2018, schizzando fino al 2,955%, rispetto all’1,5% di inizio 2022.
“E’essenziale ripristinare la stabilità dei prezzi e negli Stati Uniti abbiamo una crescita molto forte e un’inflazione elevata”, ha rimarcato ancora il banchiere centrale.
A seguito delle dichiarazioni di Powell, i mercati hnno scommesso su un stretta di 50 punti base nel mese di maggio con una probabilità maggiore, pari al 97,6%, stando a quanto emerge dal FedWatch Tool del CME Group.
Negativa la reazione di Wall Street, con lo S&P 500 scivolato dell’ 1,48% a 4.393,66; il Dow Jones Industrial Average ha perso 368,03 punti, o -1,05%, a 34.792,76, mentre il Nasdaq è sceso del 2,07% a 13.174,65.
La borsa di Hong Kong in particolare ripropone il sell off sui titoli tecnologici, sensibili alla prospettiva di ulteriori strette monetarie.
Smobilizzi su Tencent e Alibaba. C’è da dire che la borsa, che era scesa fino a -2%, ha recuperato tuttavia in modo sensibile dai minimi di seduta. L’indice Hang Seng perde alle 7.55 ora italiana appena lo 0,17%; la borsa di Shanghai è inoltre positiva, con un rialzo dello 0,26%. L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo arretra invece dell’1,56%, Sidney fa -1,48%, Seoul -0,87%. Futures Usa deboli, con quelli sul Dow Jones e sullo S&P che cedono appena -0,12% e -0,09% e quelli sul Nasdaq praticamente ingessati.
Un sostegno all’azionario cinese è arrivato con le dichiarazioni di Yi Gang, governatore della People’s Bank of China, banca centrale della Cina, che ha detto che manterrà prudente la politica monetaria aumentando i sostegni all’economia, colpita dagli effetti dei lockdown che il governo di Pechino ha imposto per frenare i contagi dell’ultima ondata di Covid. Yi ha sottolineato anche che la priorità della politica monetaria cinese è di assicurare prezzi stabili, soprattutto nei settori alimentari ed energia.
Inflazione in primo piano anche Giappone, dove è stato reso noto l’indice dei prezzi al consumo CPI. Il dato è salito dell’1,2% su base annua, rispetto al +1,3% atteso dagli economisti e al precedente rialzo dello 0,9%.
Escludendo la componente dei prezzi dei beni alimentari freschi, l’inflazione è avanzata dello 0,8% su base annua, come da attese, in accelerazione rispetto al precedente aumento dello 0,6% e al ritmo più alto dal gennaio del 2020.
Escluse le componenti dei prezzi dei beni alimentari ed energetici il trend è stato di un calo dello 0,7%, rispetto al -1,1% atteso e successivo alla flessione precedente dell’1%. Quest’ultima è la misura dell’inflazione core del Giappone, che si conferma ostinatamente inferiore al target di crescita del 2% dell Bank of Japan.
Diffuso anche l’indice Pmi manifatturiero del Giappone stilato congiuntamente da Jibun Bank e da Markit, sceso ad aprile a 53,4 punti dai 54,1 punti di marzo.
L’inflazione è stata definita “sostenuta e acuta”, con Markit che ha aggiunto che il peso dei costi più alti è stato trasferito dalle aziende manifatturiere ai consumatori al ritmo più veloce della storia del Giappone.
Il Pmi servizi è tornato in fase di espansione, attestandosi ad aprile a 50,5 punti: si tratta della prima espansione negli ultimi quattro mesi, confermata dal fatto che l’indice è superiore ai 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione – valori al di sotto – e fase per l’appunto di espansione (valori al di sopra).