Spettro inflazione non turba Piazza Affari: bene Unicredit e Stellantis, -3% Tenaris
L’impennata oltre le attese dell’inflazione negli Stati Uniti – che sale al ritmo più alto dal lontano 1990 – non scompone gli investitori e Piazza Affari chiude oggi in recupero dopo il passo falso della vigilia.
L’inflazione Usa a ottobre è balzata dello 0,9% su base mensile, più del rialzo dello 0,6% atteso dal consensus, schizzando del 6,2% su base annua, livello più alto dal 1990. L’inflazione core, ovvero depurata dalle componenti più volatili rappresentate dai prezzi energetici e alimentari, è aumentata dello 0,6%, rispetto al +0,4% stimato, portando a +4,6% il dato su base annua dal +4% di settembre. Secondo Bloomberg, il ‘tasso di pareggio’ a cinque anni degli Stati Uniti – un indicatore delle aspettative di inflazione nei prossimi cinque anni, come derivato dagli indicatori del mercato obbligazionario – è balzato sopra il 3%, il più alto almeno dal 2001. I trader nel mercato dei contratti futures sul tasso di interesse chiave della Federal Reserve ora vedono una probabilità del 38% di un aumento dei tassi nel giugno 2022 rispetto al 28% prima che uscisse il report sull’inflazione.
Aumento delle pressioni inflattive che appare generalizzato con anche la Germania che evidenzia un’inflazione ai livelli record dal 1993.
In questo scenario l’indice Ftse Mib, reduce dal quasi -1% di ieri, segna a fine giornata +0,4% a 27.549 punti. In prima fila Stellantis con un balzo del 2,53% a 17,88 euro. Contrastati i titoli oil con ENI in rialzo (+0,35%) nonostante il dietrofront dei prezzi del petrolio. In affanno invece Tenaris scesa di oltre il 3%. Tra i bancari +1,3% a 11,53 euro per Unicredit con S&P Global Ratings che giudica l’annuncio della cessione del restante 20% di Yapi ve Kredi Bankasi AS coerente con la strategia di derisking di UniCredit e il suo piano di focalizzazione sul core business e sui mercati. Prevediamo che questa decisione avrà un impatto trascurabile sulla capitalizzazione della banca. Tuttavia, riduce ulteriormente i rischi al ribasso associati alla sua esposizione alla Turchia date le difficili condizioni economiche e operative, nonché la forte volatilità della lira turca, che ha perso circa un quarto del suo valore dall’inizio dell’anno. Riconosciamo che UniCredit detiene ancora circa 855 milioni di dollari di debito subordinato emesso da Yapi, che scadrà nel 2023.
Tra gli altri titoli in rialzo dello 0,62% Fineco che ieri ha riportato utili record sui 9 mesi. Calo invece per Interpump (-0,89%) che ha chiuso il terzo trimestre 2021 con un utile netto pari a 50,1 milioni di euro in aumento rispetto ai 39,5 stesso periodo del 2020; anche l’Ebitda si conferma in crescita a 88,6 milioni. Nel terzo trimestre le vendite sono state di 373,5 milioni dai 314,7 milioni nel terzo trimestre 2020.