Procter&Gamble: trimestrale batte stime, il colosso Usa migliora outlook fatturato. Omicron scatena boom vendite prodotti pulizia
Procter&Gamble, la multinazionale americana di beni di largo consumo, ha annunciato di aver riportato nel quarto trimestre del 2021 utili migliori delle attese.
Il colosso ha reso noto di aver alzato le stime sul suo anno fiscale 2022, grazie al boom della domanda dei suoi prodotti per l’igiene, scatenata dal balzo dei contagi Covid-19, provocato dalla diffusione nel mondo della variante Omicron.
Un altro assist è arrivato anche dal rialzo dei prezzi dei suoi articoli, in un contesto di accelerazione dell’inflazione.
Nel quarto trimestre del 2021, suo secondo trimestre fiscale, P&G ha riportato un utile netto di $4,22 miliardi, o di $1,66 per azione, in rialzo rispetto ai $3,85 miliardi, o di $1,47 per azione, del quarto trimestre del 2020.
L’eps, pari a $1,66, è stato superiore agli $1,65 attesi dal consensus.
Le vendite nette sono aumentate del 6% a $20,95 miliardi, superando i $20,34 miliardi previsti.
Il fatturato organico – che esclude l’impatto del forex, delle acquisizioni e dei disinvestimenti – è cresciuto anch’esso del 6% nel trimestre.
La metà circa della crescita è da accreditare all’aumento dei prezzi su alcuni prodotti selezionati.
Il giro d’affari è stato sostenuto in gran parte dalle vendite della sua divisione per la cura e la pulizia della casa, il suo più grande segmento di business, che comprende marchi come Tide e Mr. Clean.
Procter & Gamble ha praticamente beneficiato della decisione dei consumatori di fare incetta di detersivi e altri prodotti per la pulizia.
In crescita le vendite della divisione di healthcare, in aumento del 20%, sulla scia degli acquisti di prodotti per il trattamento dei problemi respiratori.
Procter & Gamble ha di conseguenza annunciato di prevedere per l’anno fiscale 2022 un fatturato organico in crescita tra il 4% e il 5%, rispetto al rialzo precedentemente atteso, compreso tra il 2% e il 4%.
Procter & Gamble ha dichiarato anche di stimare un costo di $2,8 miliardi, nel corso dell’anno fiscale, legato al balzo dei prezzi delle commodities e dei trasporti e a causa anche dell’effetto dei rapporti di cambio, più dei $2,3 miliardi precedentemente attesi.
Il titolo sale in premercato dell’1,7% circa.