Piazza Affari non trova spunti rialzisti. Giù comparto oil, bene Hera e Amplifon
Per Piazza Affari la seduta si chiude in territorio negativo, di fronte all’avvio incerto di Wall Street. Tra gli investitori è prevalsa la cautela, con gli investitori che continuano a guardare all’inflazione, il cui aumento potrebbe rappresentare una sfida per la ripresa economica, costringendo le banche centrali ad aumentare i tassi prima del previsto. A Milano la giornata si è chiusa con l’indice Ftse Mib che ha ceduto lo 0,59% a 27.661,82 punti, tra le peggiori Piazze finanziarie del Vecchio continente, dopo la debole performance della vigilia (+0,07% a 27.824 punti).
Tra i singoli titoli, si è messa in luce DiaSorin (+0,8%) che trova sponda dalle notizie dell’aumento dei contagi da Covid-19 in Europa. Le migliori di oggi sono Hera (+1,6%) e Amplifon (+1,1%).
Invariata Prysmian. Quest’ultima ha accolto con soddisfazione la decisione della Commissione Europea di imporre dazi anti-dumping alle importazioni di cavi in fibra ottica dalla Cina. In una nota il gruppo italiano attivo nel settore dei sistemi in cavo per l’energia e le telecomunicazioni ha indicato che la Commissione Europea ha deciso di imporre dazi anti-dumping tra il 19,7% e il 44% sulle importazioni di cavi in fibra ottica dalla Cina. L’industria cinese dei cavi ottici, fortemente sovvenzionata, ha beneficiato di un vantaggio competitivo non equo che le ha permesso negli ultimi anni di aumentare significativamente le esportazioni verso la EU a prezzi fortemente inferiori. Sotto la lente anche il titolo CNH Industrial (-1,2%) che ha annunciato le ambizioni al 2026 di Iveco Group, la controllata che, grazie all’operazione di spin-off, dunque con la scissione, diventerà “una società globale leader nei settori Commercial & Specialty Vehicles (veicoli commerciali e speciali), Powertrain e correlati Servizi Finanziari”. Lo scorporo, è stato precisato di nuovo da CNH, diventerà effettivo a partire dal 1° gennaio 2022: successivamente il 3 gennaio 2022, prima seduta dell’anno per Piazza Affari, Iveco farà il suo ingresso ufficiale in Borsa.
Nell’annunciare gli obiettivi al 2026, Iveco ha reso noto di prevedere che i ricavi netti totali delle attività industriali si attesteranno tra 16,5 e 17,5 miliardi di euro, rispetto agli 11,8 miliardi nel 2019; che il margine EBIT adjusted delle attività industriali sarà tra il 5% e il 6% (3,6% nel 2019) e che l’utile netto adjusted rientrerà in una forchetta compresa tra 0,6 e 0,8 miliardi di euro, rispetto a 0,3 miliardi di euro nel 2019.
Debolezza per i titoli del comparto oil del Ftse Mib, in particolar modo Eni e Tenaris che hanno ceduto rispettivamente l’1,7% e il 2,7%, risentendo della debolezza accusata dalle quotazioni del petrolio. E nel giorno della pubblicazione dei dati sulle immatricolazioni in Europa rimane invariata Stellantis. Stando ai dati diffusi da Acea, il gruppo dell’auto nato dalla fusione tra Fca e Psa ha chiuso il mese di ottobre con le immatricolazioni in Europa in flessione del 31,6% a 165.866 rispetto alle 242.476 unità di un anno fa. La quota di mercato di ottobre è passata dal 21,5% al 20,8%. Osservando l’andamento nei primi 10 mesi del 2021, Stellantis ha visto le vendite salire del 3,2%.