Piazza Affari in calo, Ftse Mib perde l’aggancio dei 26.000 punti. Utility giù, banche in controtendenza
Prudenza a Piazza Affari che si muove in territorio negativo perdendo l’aggancio dei 26.000 punti. A pesare sull’umore degli operatori è ancora il dossier Evergrande, a rischio default.
Il caso è lungi dall’essere chiuso, soprattutto perché il colosso sviluppatore immobiliare cinese, fortemente indebitato, non ha rilasciato informazioni sul pagamento degli interessi per un valore di $83 milioni sulle obbligazioni denominate in dollari Usa a cinque anni, dovuto ieri. Va puntualizzato che, sebbene il pagamento degli interessi fosse dovuto ieri, tecnicamente si può parlare di default soltanto se gli interessi non vengono versati entro i 30 giorni dalla scadenza.
Le autorità politiche cinesi per il momento tacciono sul caso, ma la Banca Popolare Cinese ha iniettato liquidità nel sistema finanziario. Intanto in un’intervista alla CNBC, il presidente della Banca centrale europea (Bce), Christine Lagarde, ha voluto precisare che “in Europa e nella zona euro in particolare, l’esposizione diretta (a un default Evergrande) sarebbe limitata”. Le dichiarazioni della numero uno della Bce su Evergrande hanno seguìto quelle rilasciate dal numero uno della Fed, Jerome Powell, nella giornata di mercoledì: “In termini di implicazioni per noi, gli Stati Uniti non sono molto esposti”.
In questo contesto, l’indice Ftse Mib di Piazza Affari scivola dello 0,4% appena sotto la soglia dei 26.000 punti a 25.965 punti. Tra i titoli del paniere principale, male il comparto utility, con Terna e Snam che cedono intorno al 2%. Rimane calda la questione del taglio delle bollette di luce e gas, con il via libera del Consiglio dei ministri al provvedimento. Il valore complessivo dell’intervento è stato fissato a 3,4 miliardi con una riduzione degli oneri di sistema, ma le associazioni dei consumatori insorgono giudicando l’intervento insufficiente.
Bene invece il comparto bancario, che svetta con Bper in testa (+2%), dopo aver lanciato un percorso che punta al ricambio generazionale e professionale, accanto a una riduzione della forza lavoro. Seguono Mediobanca e Generali, entrambe in rialzo di circa lo 0,8%. L’istituto di Piazzetta Cuccia, già primo azionista di Generali, ha annunciato ieri, a mercati chiusi, di aver acquistato una quota ulteriore pari al 4,42%, arrivando così a detenere il 17,22% del capitale del Leone di Trieste.