Piazza Affari colpita ancora dalle vendite, nessun titolo chiude in positivo
Ultima seduta della settimana da dimenticare per Piazza Affari. L’indice Ftse Mib ha chiuso le contrattazioni in calo dell’1,85% a 20.075,27 punti, a causa dell’acuirsi delle tensioni geopolitiche tra Cina e Stati Uniti. Pechino ha reagito all’ordine Usa di chiudere il consolato cinese di Houston, in Texas, diramato qualche giorno fa, con la minaccia di espellere centinaia o anche più di diplomatici americani che lavorano per la Cia in Cina e a Hong Kong. Non solo. Stando ai media locali, la Cina ha ordinato agli Stati Uniti la chiusura del consolato americano di Chengdu, come si vociferava da qualche ora.
Il risk off porta gli investitori a posizionarsi sull’oro, che si avvicina a quota $1.900. I contratti futures con scadenza ad agosto, scambiati sul Comex, sono saliti fino a $1.891,90 l’oncia, in linea con il valore di chiusura record di sempre testato nell’agosto del 2011, secondo i dati di Dow Jones Market Data. Il record intraday assoluto rimane quello testato dall’oro il 6 settembre del 2013, a $1.923,70 l’oncia. Su base settimanale, l’oro è balzato del 4,5%, a fronte del balzo dell’argento pari a +15%.
L’avversione al rischio è confermata dal trend al ribasso degli indici azionari Usa: il Dow Jones, il Nasdaq e lo S&P 500 perdono circa mezzo punto percentuale. Tornando in Italia, per l’economia del Belpaese la strada per il recupero dei livelli di attività pre-Covid è ancora lunga. E questo avverrà, secondo l’analisi condotta da Prometeia-area studi LegaCoop, solo nel 2025, quando il Pil rivedrà i livelli toccati lo scorso anno. Intanto, secondo lo studio, nel 2020 è prevista una caduta del PIL italiano del 10,1%.
A Piazza Affari nessun titolo riesce a chiudere in positivo. Solo Saipem archivia la giornata borsistica praticamente invariato, mentre per tutti gli altri un’ondata di segni rossi. Vendite su Eni (-0,9%). La controllata Versalis ha annunciato la conclusione dell’operazione di acquisizione dal fondo VEI Capital della quota del 40% della società Finproject. La società chimica di Eni entra così nel settore delle applicazioni di polimeri formulati ad alta prestazione.
Molto debole anche Stmicroelectronics (-2,5%) all’indomani dei conti trimestrali e della nuova guidance per il 2020 che è stata rivista a rialzo in termini di ricavi. Oggi Stm è finita sotto la lente di Credit Suisse che post conti e previsioni ha confermato la raccomandazione outperform, con il target price che sale da 28 a 30 euro.
La peggiore del listino è Nexi (-6,1%). A pesare sarebbe lo stallo delle negoziazioni per la fusione con SIA, a causa di divergenze sul concambio. “Infatti se da un lato per Nexi c’è come riferimento il prezzo di mercato, che valuta la società circa 10 miliardi, per SIA la situazione è più complessa”, scrivono oggi gli analisti di Equita, secondo cui rimane anche da chiarire la posizione di Unicredit, principale cliente di SIA, che dal prossimo anno ha la possibilità di avviare la rinegoziazione di alcuni termini dell’accordo decennale.