Petrolio vola fino a +7% dopo sanzioni SWIFT, Brent schizza a $105. Putin chiuderà rubinetti oil e gas?
Il timore globale che l’imposizione di nuove sanzioni contro la Russia di Vladimir Putin da parte dell’Occidente possa avere ripercussioni sul settore energetico russo fa volare le quotazioni del petrolio.
Nelle ultime ore gli Stati Uniti, l’Unione europea e diversi alleati occidenali hanno concordato di tagliare fuori dal sistema di pagamenti internazionali SWIFT alcune istituzioni finanziarie del paese e imporre restrizioni alla Banca centrale russa.
Il Brent è volato fino a +7% oltre quota $105, dopo aver superato la scorsa settimana, per la prima volta dal 2014, quota $100; anche il WTI è balzato fino a +7% posizionandosi oltre $98 al barile, dopo aver sfondato anch’esso, lo scorso giovedì, quota $100, a seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
La Russia è tra i principali fornitori di gas e di petrolio al mondo, soprattutto nei confronti dell’Europa. Sebbene l’ultimo round di sanzioni non colpisca direttamente il settore energetico, comunque scatena il timore di un effetto domino sull’industria, come paventano diversi esperti del settore.
“Le diverse sanzioni imposte alle banche renderà altamente difficile che le vendite di petrolio russo possano avvenire – ha commentato alla CNBC John Kilduff, di Again Capital – La maggior parte delle banche non assicurerà finanziamenti di base (all’industria), temendo di contravvenire alle sanzioni”. Ed esiste ovviamente anche il rischio che Putin decida di chiudere direttamente i rubinetti di petrolio e gas.