Petrolio: oscillazioni WTI e Brent dopo rumor imminente accordo Opec +
Prezzi del petrolio sotto i riflettori, dopo le indiscrezioni riportate da Reuters, secondo cui l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti avrebbero raggiunto finalmente un accordo, per alzare la soglia da cui partire per gli accordi che saranno presi in futuro dall’Opec +. A questo punto, l’alleanza che comprende sia i paesi Opec che non Opec come la Russia dovrebbe indire un nuovo meeting per formalizzare l’intesa. Proprio le tensioni tra Riyadh e Abu Dhabi avevano costretto l’Opec + ad annullare il meeting, dopo tre riunioni in cui non era stato raggiunto alcun accordo sulla produzione.
L’annuncio della decisione dell’Opec+ era atteso per lo scorso 1° luglio.
Niente di fatto, con Abu Dhabi che aveva detto no a un piano che avrebbe coperto il periodo compreso tra i mesi di agosto e di dicembre del 2021: l’annuncio era stato rimandato così al 2 luglio, giornata che si era conclusa, tuttavia, con un ennesimo flop proprio per il no degli Emirati Arabi Uniti.
Idem fumata nera nella riunione del 5 luglio.
La tensione era stata scatenata da una proposta presentata dall’Arabia Saudita e dalla leader dei paesi non Opec, ovvero dalla Russia: la proposta era di estendere la durata dei tagli (quelli decisi nell’anno del Covid-19, e in via di allentamento con l’aumento graduale dell’offerta), fino al 2022. I due produttori top avevano già siglato un accordo preliminare che, in linea di principio, prevedeva l’aumento dell’offerta di 400.000 barili al giorno da agosto a dicembre del 2021, al fine di centrare la domanda che, con la fase di reopening post (quasi) fine del lockdown, è in continuo aumento.
A far storcere il naso agli Emirati Arabi Uniti era stata un’altra cosa: il fatto che i tagli decisi nel 2020 – anno della pandemia Covid -19 – venissero prorogati alla fine del 2022 senza che ci fosse una revisione delle soglie di produzione da cui partire:
“Il problema è aver posto una condizione a quell’aumento (della produzione decisa fino a fine 2021), ovvero estendere l’accordo (del 2020 sui tagli per motivi Covid) – aveva spiegato alla Cnbc Suhail Al Mazrouei, ministro dell’Energia degli Emirati Arabi Uniti aggiungendo che, quanto proposto, semplicemente non era un buon accordo per il paese. Ora, l’ARabia Saudita e gli Emirati avrebbero raggiunto un accordo per far alzare quella soglia a 3,65 milioni di barili al giorno. L’accordo riduce le perdite dei prezzi del petrolio: il WTI arretra dello 0,11% a $75,17 al barile, mentre il Brent è piatto con una variazione pari a -0,04% a $76,42. I contratti avevano segnato un ribasso fino a -0,80% nelle ore precedenti dopo la diffusione del dato relativo alle importazioni di petrolio crude da parte della Cina, scese del 3% da gennaio a giugno su base annua: si tratta della prima contrazione dal 2013, fattore che ha alimentato i timori sulla sostenibilità della domanda. Timori tra l’altro rinfocolati anche dall’allarme sulla variante Delta nel mondo.