Panico a Mosca post Putin: sell off su rublo, bond e borsa. E i credit default swap scattano a record da 2016
Il panico che si sta scatenando sugli asset più rischiosi colpisce la diretta interessata, ovvero la borsa di Mosca: cadono anche i titoli di stato russi – con conseguente boom dei rendimenti – e il rublo.
Dopo il capitombolo della vigilia, pari a -3,3%, il rublo cede oltre l’1% nei confronti del dollaro, a quota 80,8 nei confronti del biglietto verde: quattro mesi fa soltanto era scambiato attorno a quota 70.
La flessione della valuta russa, avvertono gli esperti, rischia di innescare l’inflazione, tra le principali preoccupazioni di Mosca. Contro l’euro il rublo perde a quota 91,2.
Sell anche sulla grivnia ucraina, che questa mattina ha perso già più dell’1% contro il dollaro Usa, scendendo a 28,9: dall’inizio dell’anno, la grivna ha lasciato sul terreno il 6,5% del suo valore.
Nel mirino anche i bond sovrani russi, con i rendimenti dei titoli governativi a 10 anni OFZ balzati stamattina al 10,79%, come riportato dal Guardian. E non finisce qui: i cds a cinque anni – credit default swap – contratti per assicurarsi contro il rischio che i bond (in questo caso emessi dalla Russia) facciano default – sono volati secondo Reuters e i dati di IHS Markit a 327 punti base, superando quota 300 per la prima volta dall’aprile 2016.
L’indice della borsa di Mosca RTS denominato in dollari perde un altro -6,4%, precipitando al valore più basso dal novembre del 2020, dopo aver ceduto ieri il 13%. L’indice denominato in rubli MOEX arretra del 4%.
Ieri la crisi Ucraina è precipitata dopo l’annuncio del presidente russo Vladimir Putin del riconoscimento dell’indipendenza delle due repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, nel Donbass dell’Ucraina.
Putin ha ordinato anche l’invio di forze russe nell’area. L’ambasciatrice americana all’Onu Linda Thomas-Greenfield ha detto che l’annuncio di Putin rappresenta una minaccia diretta non solo per l’Ucraina, ma per ogni stato sovrano che faccia parte delle Nazioni Unite.