Mps smentisce parte rumor piano riservato: ‘piano non definitivo, capital plan ancora da sottoporre a Bce’
Banca Monte dei Paschi di Siena (la ‘Banca’), con riferimento all’articolo apparso su La Repubblica in data odierna a firma di Andrea Greco, evidenzia come lo stesso contenga una serie di informazioni non circostanziate e decettive.
Come già comunicato al mercato in data 17 dicembre, la Banca ribadisce che il piano deliberato dal Consiglio di Amministrazione è allo stato non definitivo, in quanto è stato approvato sul presupposto di determinati assunti, quale tra gli altri, in primo luogo, il necessario confronto con DG-Comp nonché, nella propria articolazione, è stato redatto anche tenendo conto della realizzabilità di un’operazione strutturale.
In particolare, l’istruttoria di DG-Comp, che richiede l’interlocuzione dello Stato italiano e culminerà in un provvedimento autorizzativo, ha indotto la Banca – in coerenza con le disposizioni regolamentari vigenti che sovrintendono alla diffusione di informazioni al mercato – a fornire un limitato grado di dettaglio in merito ai contenuti di un Piano tutt’ora soggetto a revisione. Parimenti, l’evoluzione dello scenario aggregativo sottende tempi e modalità attualmente non definibili.
Per queste ragioni, la Banca ha comunicato al mercato che l’approvazione del piano si inserisce in un percorso tutt’ora non concluso, che presuppone l’approvazione da parte di DG-Comp e la definizione del capital plan da trasmettere a BCE nei termini già noti al mercato. Il necessario dialogo tra i regolatori sovranazionali per gli aspetti di competenza – che potrebbe portare a modifiche anche rilevanti o sostanziali dello stesso – giustifica il fatto che la comunicazione delle informazioni sul piano abbia avuto ad oggetto solo taluni elementi qualificanti, senza entrare oggi in maggior grado di dettaglio.
Sul piano riservato, La Repubblica ha scritto nell’articolo pubblicato oggi che il documento approvato dal cda lo scorso 17 dicembre è suddiviso in tre parti, “e tanti sono i pilastri del riassetto, che è chiamato a ‘creare valore già dal 2021, con rischi di esecuzione minimi’ anche se solo dal 2022 la banca tornerà in utile (di 41 milioni), poiché quest’anno si prevede di perdere 562 milioni, per nuovi accantonamenti su crediti e 500 milioni di oneri di ristrutturazione”.
Dal piano emerge che Mps ipotizza un futuro anche senza fusioni. Si legge che “«il piano non ipotizza una trasformazione radicale del modello operativo e dell’infrastruttura tecnologica », da ripensare «solo dopo aver avuto chiarezza sulla soluzione aggregativa » di Mps con altro istituto”.
Praticamente, l’opzione M&A c’è, ma non è un diktat. E questo per non irritare probabilmente sia il Tesoro, maggiore azionista di Mps con una quota del 64% che scalpita per sbolognare la papata bollente a Piazza Gae Aulenti, e i Cinque Stelle, che invece si oppongono al maxi regalo di Stato che UniCredit riceverebbe.