Mercato lavoro Usa da shock fa il bis: Wall Street incerta, tapering Fed in discussione. In rialzo oro, ‘beneficerà del tema stagflazione’
La forte delusione per il mercato del lavoro Usa fa il bis. Wall Street in preda all’incertezza, con il Dow Jones poco mosso e in lieve ribasso attorno a 34.729 punti; lo S&P 500 è ingessato anch’esso, a 4.400, così come il Nasdaq è inchiodato nei pressi di quota 14.657 punti.
Dopo il report occupazionale shock di agosto, che aveva messo in evidenza una crescita dei nuovi posti di lavoro decisamente risicata rispetto a quanto stimato dagli analisti, il report di settembre diramato oggi ha scatenato di nuovo una forte preoccupazione per il trend dell’occupazione degli States.
Oltre alla delusione, è stato messo ancora in dubbio l’annuncio sul tapering della Fed, la riduzione del QE da $120 miliardi al mese che lo stesso numero uno Jerome Powell aveva detto che sarebbe stata avviata entro la fine dell’anno, comunque “presto”.
Il rapporto sulle buste paga comunicato oggi dal dipartimento del Lavoro, ha commentato Jamie Cox, Managing Partner per Harris Financial Group, “potrebbe di fatto mettere in discussione l’inizio del tapering previsto per la fine di quest’anno”. Certo, “ci sono molti fattori positivi nel rapporto, come la ripresa della media dei salari orari, ma non in modo sufficiente da indorare la pillola: il quadro dell’occupazione rimane confuso, a causa delle varianti legate al Covid”.
Lo stesso Wall Street Journal, nel riportare il dato, scrive che, secondo diversi imprenditori ed economisti, è possibile che la diffusione della variante Delta nel corso dell’estate abbia spaventato gli americani in cerca di un posto di lavoro, frenando la ripresa dell’occupazione.
Certo, i numeri fanno accapponare la pelle a chi, come Goldman Sachs, aveva previsto una crescita delle buste paga di ben 600.000 unità nel mese di settembre: e invece l’economia degli Stati Uniti ne ha creati soltanto 194.000, numero ben inferiore anche rispetto alla crescita di 500.000 occupati stimata dal consensus.
Certo, il tasso di disoccupazione è sceso dal 5,2% al 4,8%. Ma il tasso di partecipazione alla forza lavoro è stato pari al 61,6% rispetto al 61,7% atteso, rimanendo ancora al di sotto del 62,8% precedente la pandemia Covid-19.
E’ vero che il dato di agosto è stato rivisto al rialzo a +366.000 unità dalla crescita di 235.000 unità inizialmente resa nota. Ma per quel mese gli analisti avevano previsto una crescita di 720.000 unità.
I salari orari sono saliti in media di 19 centesimi, o dello 0,6%, a $30,85, in crescita di ben il 4,6% su base annua. Sarà una bella notizia, ma non per chi teme lo spettro della stagflazione.
Il tasso di disoccupazione, pur in discesa, rimane infine più alto del 3,5% precedente la pandemia Covid-19.
Wall Street è dunque incerta sul da farsi, anche se si appresta a concludere la settimana in territorio positivo.
Una minaccia non indifferente arriva però dai tassi sui Treasuries Usa a 10 anni che, prima della pubblicazione, avevano superato anche la soglia dell’1,60%, scommettendo su un rapporto sul mercato del lavoro americano solido.
Quel rapporto non c’è stato, ma i rendimenti viaggiano comunque attorno a quella soglia e all’1,59% sono vicini al record dal 4 giugno scorso. Si indebolisce invece il dollaro, anche se non in misura importante.
L’euro si aggira nei pressi dei minimi degli ultimi 14 mesi, poco mosso a $1,1550.
Estende invece i suoi guadagni l’oro, con i futures sul contratto con scadenza a dicembre che balzano dello 0,80% circa, oltre la soglia di $1.774 l’oncia.
Gli analisti di TD Securities sottolineano in una nota che ci sono diverse ragioni per fare incetta di oro:
“I salari più alti e il mancato aumento del tasso di partecipazione alla forza lavoro confermano che il tema della stagflazione rimarrà intatto, e l’oro potrebbe essere l’hedge ideale contro i venti stagflazionistichi più forti. Con la crisi energetica globale che si intensifica, colpendo la produzione di beni in tutto il mondo e le catene di approviggionamento dell’Europa e dell’Asia, le ragioni per detenere il metallo giallo stanno diventando sempre più convincenti”.
Un buona notizia per gli Stati Uniti è arrivata intanto dal Congresso Usa, dove l’impasse sul tetto del debito Usa è stata risolta, almeno per ora.
Il Senato ha approvato nella giornata di ieri una proposta di legge volta ad alzare il tetto sul debito americano di $480 miliardi: un ammontare che il dipartimento del Tesoro Usa ritiene sufficiente per permettere al governo di pagare le sue spese fino al prossimo 3 dicembre.
Il valore attuale del debito Usa è di $28,4 trilioni a fronte di un tetto di circa $28,8 trilioni.
La proposta approderà nei prossimi giorni alla Camera dei Rappresentanti guidata dalla leader democratica Nancy Pelosi per il suo passaggio finale.
A quel punto, secondo l’iter stabilito, il presidente americano Joe Biden firmerà la proposta in legge: la firma verrà apposta entro il prossimo 18 ottobre, data che Janet Yellen, segretario al Tesoro Usa, ha individuato come termine ultimo per sospendere o alzare il tetto sul debito degli Stati Uniti ed evitare così il default Usa.
Wall Street si sta preparando intanto all’inizio della stagione degli utili trimestrali, previsto per la prossima settimana. I primi risultati di bilancio relativi al terzo trimestre dell’anno verranno diffusi da JPMorgan, BlackRock e Delta Airlines.