Mercati gelati da petrolio a $110: borsa Tokyo -1,6%, futures Usa in ripresa dopo tonfo DJ -600 punti
L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso la sessione in calo dell’1,68% a 26.393,03 punti. Vendite anche sulla borsa di Shanghai, anche se in misura decisamente inferiore (-0,15%) e a Hong Kong -1,24%. Positiva la borsa di Sidney +0,28%, Seoul +0,30%.
Effetto ribassista da Wall Street che, nella sessione della vigilia, è scivolata sulla scia dei timori legati al conflitto tra la Russia e l’Ucraina, pagando, in modo particolare, l’impennata dei prezzi del petrolio.
Il Dow Jones Industrial Average ha perso 597,65 punti a 33.294,95 punti, mentre lo S&P 500 ha ceduto l’1,55% a 4.306,26. Il Nasdaq Composite è arretrato dell’1,59%, a quota 13.532,46.
I futures Usa danno ora segnali di ripresa, dopo che i futures sul Dow Jones erano capitolati fino a -1,6%. I futures sull’indice dei titoli industriali, sullo S&P e sul Nasdaq avanzano tra lo 0,25% e lo 0,30% circa.
Grande attesa per le parole che proferirà il presidente della Fed Jerome Powell nella sua audizione al Congresso Usa: si tratterà della prima volta in cui Powell commenterà pubblicamente il conflitto tra la Russia e l’Ucraina e le sue ripercussioni sulla politica monetaria della banca centrale Usa.
Sale sui mercati il panico sulla scarsità dell’offerta di petrolio e di gas: dopo le sanzioni, è aumentata di fatto la paura che Vladimir Putin possa decidere di chiudere i rubinetti dell’energia che la Russia produce.
I prezzi del Brent hanno superato anche la soglia di $110 al barile; rally anche per il contratto WTI scambiato a New York, balzato fino a oltre +5% a $109,23 al barile, al record dal settembre del 2013.
Nella sessione di ieri, il WTI era schizzato dell’8,03%, terminando la sessione a $103,41 al barile. Il Brent è volato nelle ultime ore fino a +5,6% a $110,84, al valore più alto dal luglio del 2014, dopo aver chiuso la sessione della vigilia con un balzo del 7,15% a $104,97.