Inflazione Usa core a record in quasi 30 anni, ING paventa grande annuncio Fed in simposio Jackson Hole
“Un’altra grande sorpresa per l’inflazione Usa alimenta ulteriori dubbi sulle affermazioni della Fed, secondo cui tutto questo sarebbe ‘transitorio’, al punto che la Banca centrale Usa dice che la politica monetaria (Usa) potrebbe rimanere ultra-accomodante per altri tre anni”. Così James Knightley, capo economista globale di ING, nel commento successivo alla pubblicazione del dato sull’inflazione Usa misurato dall’indice dei prezzi al consumo, e in attesa della riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed di Jerome Powell, in calendario il 15 e il 16 giugno. Il CPI di maggio è volato del 5% su base annua, oltre le stime, e al nuovo massimo dal 2008. Boom anche per la componente core, schizzata del 3,8% su base annua, al record in quasi 30 anni.
L’economista di ING, a questo punto, reputa davvero concreto il rischio di rialzi dei tassi prima di quanto anticipato dalla stessa Fed, puntualizzando che “l’inflazione Usa potrebbe confermarsi superiore al 4% fino al primo trimestre del 2022, a fronte di un’inflazione core che è improbabile che scenda sotto il 3% fino al secondo trimestre dell’anno prossimo”.
Di conseguenza, dice Knightley, se per il meeting del FOMC della prossima settimana, ci si attende che “la Fed possa continuare a parlare di inflazione temporanea, con i dubbi che iniziano tuttavia a serpeggiare tra i suoi stessi funzionari, sospettiamo che il simposio di Jackon Hole di fine agosto possa rivelarsi molto interessante. Magari presentando un cambiamento nel linguaggio che davvero potrebbe aprire la porta all’annuncio di un tapering del Quantitative easing nel mese di dicembre”.
Il dado è tratto? ING ha fatto notare che, “con l’economia (Usa) che torna a ruggire, con il ritorno dell’occupazione e l’inflazione che rimarrà probabilmente più elevata per un periodo di tempo più lungo, continuiamo a ritenere che i rischi siano di un rialzo dei tassi di interesse (in Usa) prima del previsto. La Fed continua a dire a inizio 2024, ma noi riteniamo più probabile che il rialzo avvenga a inizi 2023 e forse anche prima”.