Inflazione: Nomisma, perchè rallentare politica monetaria espansiva potrebbe ora essere un “grave errore
Torna in primo piano il dibattito sui mercati sul tema dell’inflazione dopo i dati nella zona euro. L’inflazione italiana a settembre diminuisce rispetto al mese precedente (-0,1%) ma cresce su base annua posizionandosi al 2.6%. La crescita è spinta dai beni energetici, ma cresce anche la componente di fondo che passa dal 0.6% all’1%. A destare maggiore preoccupazione è il dato dell’inflazione nell’Euro Area, uscito oggi, il cui tasso è salito dal 3% di agosto al 3,4% di settembre. Anche in questo caso, come per l’Italia, è soprattutto la componente energetica a trainare l’ascesa dei prezzi.
Dopo questi dati per Lucio Poma, capo economista di Nomisma, si aprono tre questioni. “Primo, comprendere se la spinta della componente volatile sia ancora da considerarsi congiunturale oppure non presenti caratteristiche strutturali. Dilemma assai presente nelle ultime settimane negli Stati Uniti – afferma l’economista -. Secondo, che la Bce possa intimorirsi ed allentare la spinta espansiva della politica monetaria. Terzo, che la Borsa valori, che aveva già dato segnali di nervosismo nella scorsa settimana, non cambi direzione alle aspettative degli operatori caratterizzate da un diffuso ottimismo verso le sorti economiche del Paese. “Speriamo che le precauzioni adottate da Christine Lagarde quando ha proposto la nuova forward guidance della Bce, introducendo l’inflazione asimmetrica e le cosiddette ‘tre gambe’ finalizzate a rassicurare i mercati sulla continuità della politica monetaria espansiva, tengano lontani i falchi che premono per l’avvio del tapering. Rallentare la politica monetaria espansiva in questo delicato momento sarebbe un grave errore – aggiunge Poma -. Se da un lato i dati di crescita sono ampiamente positivi, la frattura tra chi cresce e chi invece cala si amplia e necessita ancora di tempo per essere in parte rimarginata”.