News Notizie Notizie Mondo Goldman Sachs taglia outlook Pil Usa, paventa petrolio a $175 con fattore Russia. Per 2023 parla di ‘rischio recessione’

Goldman Sachs taglia outlook Pil Usa, paventa petrolio a $175 con fattore Russia. Per 2023 parla di ‘rischio recessione’

11 Marzo 2022 07:50

La divisione di ricerca di Goldman Sachs ha rivisto al ribasso le stime sulla crescita del Pil Usa su base reale del 2022. Per il 2023, gli analisti parlano di “rischi di recessione” per l’economia americana.

Per il 2022, l’outlook del primo trimestre è stato dimezzato dalla crescita +1% precedentemente attesa a +0,5%; per il secondo trimestre si stima ora un’espansione dell’1,5%, contro quella pari a +2,5% dell’outlook precedente; le stime del terzo trimestre sono state lasciate invariate a un ritmo di crescita del 2,5%, mentre quelle del quarto trimestre sono state migliorate dal +2% al +2,5%.

Per l’intero 2022, Goldman Sachs prevede una crescita del Pil Usa del 2,9% su base annua, rispetto al +3,1% precedentemente atteso.

“Ma anche dopo questi downgrade – si legge nella nota di Goldman Sachs – intravediamo ancora il rischio che le stime relative alla crescita vengano riviste al ribasso, in modo particolare se le sanzioni (contro la Russia per aver invaso l’Ucraina) si dovessero intensificare, o se i prezzi del petrolio mettessero a segno un ulteriore rialzo, per esempio balzando al target di 175 dollari al barile che i nostri strategist delle commodities ritengono possibile, nel caso in cui le perdite dell’offerta di petrolio raggiungessero i 4 milioni di barili al giorno”.

“In più – sottolineano ancora da Goldman Sachs – non abbiamo considerato in che modo la crescita potrebbe essere colpita in caso di scarsità dei metalli visto che, a parte il palladio, solo una piccola parte della domanda di materie prime da parte degli Stati Uniti è soddisfatta dalle esportazioni russe. Tuttavia, se le interruzioni nelle catene di approviggionamento si traducessero in difficoltà nel riuscire a reperire metalli chiave e altre materie prime, riducendo la produzione (fattore che si è già verificato nel caso di alcuni produttori di auto europei), l’impatto negativo sulla crescita potrebbe essere più significativo”.