Elezioni presidenziali: tassi Treasuries a 10 anni poco mossi alla vigilia. Il commento del gestore
Alla vigilia delle elezioni presidenziali Usa, diversi gestori di fondi intensificano la carrellata di previsioni su quale sarà il trend dei mercati, a seconda di chi vincerà. Focus sui Treasuries Usa, che scontano tutta l’incertezza del momento, mostrando rendimenti poco mossi. I tassi decennali sui Treasuries a 10 anni scendono di appena 1 punto base, allo 0,845%, mentre quelli trentennali sono in lieve calo all’1,630%.
La paura di nuovi casi di coronavirus assedia gli asset finanziari: stando agli ultimi dati diramati dalla Johns Hopkins University, nella giornata di domenica gli Stati Uniti hanno visto balzare i nuovi casi di COVID-19 di 81.493 casi.
Focus sul commento di Tristan Hanson, gestore del team multi-asset di M&G:
“Il COVID-19 ha causto danni economici in tutto il mondo, e l’America non fa eccezione. L’occupazione negli Stati Uniti è calata di circa 20 milioni di posti di lavoro all’inizio della pandemia. Tuttavia ora ha iniziato a recuperare e circa la metà di questi posti di lavoro sono tornati. Nei prossimi mesi, cominceremo a vedere se si tratta di uno shock più duraturo. L’aspetto più evidente di questa fase è stato il grado di stimolo che è stato incanalato nell’economia. Il reddito disponibile negli Stati Uniti è aumentato notevolmente nonostante la scomparsa di milioni di posti di lavoro, dato che la spesa fiscale ha messo denaro nelle tasche delle persone. Ciò ha portato a una situazione unica in cui sono andati persi circa 10 milioni di posti di lavoro, ma i redditi aggregati a livello familiare sono più alti”.
“Con il progressivo ridimensionamento degli stimoli – fa notare il gestore – si spera che alcuni di questi posti di lavoro ritornino grazie alla ripresa dell’economia. Ma come si prospettano le elezioni negli Stati Uniti per i mercati? Una questione chiave è la curva dei rendimenti americani. La Fed ha tagliato i tassi in modo aggressivo e i rendimenti hanno in qualche misura seguito questa tendenza. Si ritiene che una vittoria di Biden sarebbe negativa per il mercato obbligazionario, con un potenziale stimolo fiscale maggiore, un più alto indebitamento e – in ultima analisi – un’economia più forte. È fondamentale che gli investitori si guardino dalle conseguenze immediate delle elezioni. In qualunque modo i mercati finanziari reagiscano, possono essere volubili, potrebbe essere necessario del tempo prima che i mercati digeriscano il risultato e per valutare gli asset sotto una presidenza diversa – a seconda del risultato delle elezioni”.
Dice la sua anche Jim Leaviss, CIO del Public Fixed Income Team di M&G Investments:
“Una vittoria di Biden porterebbe a una spesa fiscale significativamente più elevata e il bilancio di tale spesa sarebbe a favore di aree con “moltiplicatori fiscali” (vale a dire l’impatto sul PIL derivante da cambiamenti nella spesa pubblica) più consistenti. Trump ha invocato tagli fiscali per le imprese e le fasce più abbienti, ma questo approccio sarebbe molto meno incisivo per l’economia. In generale, se si concedono sgravi fiscali alle classi più benestanti, queste risparmieranno la maggior parte del ricavato. Invece, quando un individuo con un basso reddito ha qualche soldo in più in tasca, è molto più probabile che lo spenda – e quel denaro entra nel circuito economico. I moltiplicatori fiscali sarebbero quindi molto più forti con Biden che con Trump”.
“Al momento – si legge ancora nella nota – il mercato pensa che sia improbabile vedere il primo aumento dei tassi da parte della Fed prima del 2024/25 circa, ma secondo alcune ricerche una vittoria di Biden e una politica di stimoli fiscali potrebbe far sì che la Fed lo anticipi di un paio d’anni, il che manterrebbe sostenuti i tassi a lungo termine.
In definitiva, difficilmente vedremo rendimenti obbligazionari sostanzialmente più elevati, dato che le prospettive inflazionistiche sono ancora incredibilmente deboli (e lo stesso vale per l’outlook sulla crescita rispetto ai tassi di crescita potenziale). Tuttavia, il mondo deve preoccuparsi del mercato del lavoro. Non vogliamo una riduzione della forza lavoro e, anche se le economie si riprendessero, molte persone faranno fatica a trovare di nuovo un impiego. Ci troviamo in un contesto in cui le banche centrali e i governi non saranno disposti ad aumentare in modo significativo i tassi d’ora in poi, anche se è lì che il mercato sarebbe voluto andare. Man mano che diventa più probabile una vittoria di Biden, le curve dei rendimenti diventano più ripide in previsione di ulteriori stimoli fiscali, che potrebbero benissimo essere inflazionistici”.