Due bazooka anti-coronavirus a confronto, Kairos presenta la ‘flessibilità Usa e la rigidità Ue’
“Le divergenze tra i modelli americano ed europeo continueranno a crescere durante e dopo la crisi almeno fino alle presidenziali, il dollaro continuerà a essere forte (anche se l’America manterrà una politica molto più espansiva) e la borsa americana continuerà a essere preferibile, anche perché ben fornita di comparti di crescita come la tecnologia”. E’ la conclusione a cui arriva Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos e autore de “Il Rosso e il Nero”, newsletter finanziaria settimanale di strategia d’investimento.
“DUE MONDI – Flessibilità americana, rigidità europea” è il titolo dell’ultima edizione della newsletter settimanale uscita oggi, venerdì 8 maggio.
Nell’analisi Fugnoli mette a confronto le risposte che Ue e Stati Uniti hanno dato all’emergenza economica e sanitaria provocata dalla pandemia del coronavirus.
“America ed Europa stanno tentando strade diverse per rispondere alla crisi e queste strade avranno un peso decisivo nel disegnare il mondo del dopo- Covid. La diversità è evidente su quattro piani: unità d’intenti, velocità, quantità e qualità”.
Sul piano della velocità, in particolare, Fugnoli scrive che “a oggi il governo americano ha già trasferito più di un trilione a famiglie e imprese, mentre la Commissione europea definisce ambizioso far partire il Recovery Fund nel gennaio 2021. La velocità, in questo contesto, non è solo segno di efficiente amministrazione ma necessità vitale per salvare famiglie e imprese dalla bancarotta irreversibile. Certo, in
Europa molto viene fatto a livello statale e Germania e Francia sono state veloci a distribuire soldi, ma lo stesso non si può dire per altre parti dell’Unione. Ovvio poi che chi si è già messo a posto da solo non abbia molta
voglia di agire a livello di Unione e faccia anzi da freno”.
“Quanto alla politica monetaria -continua Fugnoli – il bilancio della Fed è già cresciuto di due trilioni dall’inizio dell’anno, quello della Bce di 700 miliardi”- Fugnoli rileva anche che “in termini di quantità totali di stimolo, l’America supererà alla fine i 10 trilioni, l’Europa si fermerà molto prima quale che sia alla fine l’importo che verrà stanziato per il Recovery Fund”.
Fugnoli non considera straordinaria la risposta della Bce, che ha sfornato a metà marzo il bazooka anti-COVID 19, e intravede nella sentenza di Karlsruhe, la Corte Costituzionale tedesca, contro il QE della Bce, un tratto della rigidità europea, che si contrappone alla flessibilità tedesca. A suo avviso, “la Bce continuerà a fare Qe, sempre più necessario alla Francia ma utile anche alla Germania che vuole un euro debole, ma i paesi più in difficoltà verranno progressivamente dirottati verso il Mes, saldamente controllato dalla Germania e dotato di quella discrezionalità
politica che la Bce stava provando a darsi. Se sarà così, il direttorio franco- tedesco sarà salvo, ma l’Unione sarà ancora meno omogenea”.
Tornando al PEPP della Bce, lo strategist di Kairos sottolinea che “il Qe pandemico della Bce (Pepp) è stato presentato dalla Lagarde come un’evoluzione rispetto al Qe classico perché non ne rispetta alcuni limiti (rating, massimo per emissione, capital key), ma se nemmeno il Qe classico rispettava secondo la corte tedesca i limiti imposti dallo statuto della Bce, possiamo ben immaginare che il Qe pandemico verrà a maggior ragione respinto quando verrà preso in esame nei prossimi anni”.
Alla luce dell’analisi di Fugnoli, fanno riflettere le dichiarazioni rilasciate dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen che, in un’intervista rilasciata a Vatican News e all’Osservatore Romano, in vista della celebrazione della Giornata europea, Europa Day, domani, sabato 9 maggio, ha affermato che “finora l’Unione Europea ha mobilitato più di tremila miliardi di Euro per sostenere le persone, le aziende e l’economia nei nostri stati membri”, aggiungendo che “è la risposta economica più imponente al mondo”. O forse no, se si considerano i numeri snocciolati da Alessandro Fugnoli.