Dollaro vittima di tensioni Usa e giravolte Trump, euro vicino $1,16. Febbre argento: +83% da minimi marzo
Le tensioni geopolitiche Usa-Cina -con gli Stati Uniti che hanno ordinato alla Cina di chiudere il suo consolato a Houston, Texas, entro la giornata di venerdì – condizionano oggi il trend dei mercati finanziari. Incide anche la dichiarazione rilasciata ieri dal presidente Usa Donald Trump, che è stato costretto ad ammettere che la pandemia da coronavirus in atto in Usa probabilmente “peggiorerà, prima di migliorare”.
Pechino e Washington di nuovo ai ferri corti. Il dipartimento di Stato Usa ha motivato l’ordine imposto alla Cina di chiudere il suo consolato texano con la necessità di “proteggere la proprietà intellettuale americana”.
Ma il portavoce del Ministero degli esteri cinese, Wang Wenbin, ha ribattuto che la mossa è “ingiustificata e vergognosa”. Il dollaro ha continuato così a perdere terreno, dopo che l’euro, alla vigilia, aveva già testato il record dal gennaio del 2019 grazie all’accordo trovato nel Consiglio europeo sul Recovery Fund. I buy sulla moneta si intensificano, tanto che ora il rapporto eur-usd oscilla nei pressi di $1,16, a $1,1596, in rialzo di quasi +0,70%. Il Dollar Index viaggia attorno a 94,97, in calo dello 0,20%.
Da segnalare che, nel corso dell’ultimo trimestre, lo US Dollar Index è capitolato del 5,1%, mentre a luglio ha perso già il 2,3%.
Il riaccendersi dei timori geopolitici scatenato i buy sul bene rifugio per eccellenza, l’oro, che sale a
$1.856,13 all’oncia, dopo essere volato al record dal settembre del 2011, dunque in nove anni, al di sopra di quota $1.865. Da segnalare che le quotazioni dell’oro sono salite del 22% dall’inizio dell’anno.
Boom soprattutto per le quotazioni dell’argento, con il contratto con scadenza a settembre che ieri ha chiuso in rally di quasi +7%, al record dal 2013 e a un livello superiore dell’83% rispetto ai minimi di marzo. La commodity avanza anche oggi, di circa +4%, e si attesta a $22,50 all’oncia.