Chi ha paura della reflazione Usa? Non Powell: ‘pressione prezzi rimane contenuta’. Fed snobba boom tassi Treasuries
Nessuna paura per il rischio di una forte brusca fiammata dell’inflazione Usa.
Nel suo discorso alla Commissione bancaria del Senato, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell, pur non commentando direttamente il trend dei tassi dei Treasuries, ha detto che i livelli di inflazione e di occupazione degli Stati Uniti rimangono ancora ben al di sotto degli obiettivi della banca centrale.
La pressione sui prezzi, ha sottolineato Powell, rimane per lo più contenuta, a fronte di un outlook sull’economia ancora “molto incerto”.
“L’economia è ancora molto lontana dai nostri obiettivi di occupazione e inflazione, ed è probabile che ci voglia un po’ di tempo prima che possano essere raggiunti ulteriori progressi significativi”, ha detto il numero uno della Fed, con un commento che ha dimostrato l’impostazione dovish della Federal Reserve.
“Dopo i forti ribassi della primavera (del 2020), i prezzi al consumo hanno recuperato parzialmente terreno nel resto dello scorso anno. Tuttavia, in alcuni settori che sono stati i più colpiti negativamente dalla pandemia, i prezzi rimangono particolarmente deboli -, ha detto ancora Powell – Nel complesso, su una base di 12 mesi, l’inflazione rimane al di sotto del nostro obiettivo di più lungo termine del 2%”.
Eppure la paura della reflazione ha ossessionato Wall Street nelle ultime sessioni. Nella giornata di ieri i tassi sui Treasuries Usa a dieci anni sono balzati fino all’1,35%, dopo essere volati di 14 punti base la scorsa settimana al record dal febbraio del 2020.
Dall’inizio del mese, i rendimenti sono volati di ben 27 punti base. Record anche per i tassi a 30 anni, che hanno testato il valore più alto in un anno, nella seduta di ieri, al 2,2%.
Powell ha parlato anche di un “miglioramento dell’outlook per la fine di quest’anno, grazie al progresso nelle vaccinazioni anti-Covid, che dovrebbe aiutare a velocizzare il ritorno alle normali attività”, confermando che “il settore immobiliare ha più che recuperato a pieno dalla crisi, e anche gli investimenti delle aziende e della produzione manifatturiera sono saliti”. E tuttavia la Fed rimane colomba: ci impegnamo a “utilizzare tutta la completa gamma di strumenti, al fine di sostenere l’economia e aiutare ad assicurare che la ripresa da questo periodo difficile sia la più robusta possibile”.