Cautela a Piazza Affari: Bper protagonista, Snam e Terna sotto pressione
La settimana si conclude all’insegna dell’incertezza per Piazza Affari che non riesce a chiudere sopra la soglia dei 26 mila punti. Una seduta in cui è prevalsa la prudenza in Europa e anche a Wall Street che ha aperto incerta: a pesare sull’umore degli operatori è ancora il dossier Evergrande, a rischio default. In questo contesto, l’indice Ftse Mib ha mostrato un calo dello 0,43% in area 25.968,84 punti.
Tra i titoli del paniere principale, si è messo in luce il comparto finanziario e in particolar modo Bper (+2,5%). Ieri il consiglio di amministrazione della banca ha deliberato l’avvio di un processo volto a ottimizzare l’organico del Gruppo, attraverso l’uscita di 1700 risorse (oltre 2000 persone includendo le uscite previste dall’accordo con Intesa Sanpaolo) e un piano di ingressi finalizzato a favorire il ricambio generazionale. “Considerando i costi occorsi in precedenti operazioni di ottimizzazione del personale da parte della banca (il business plan 2019-21 prevedeva uscite per 1700 persone a fronte di accantonamenti per esodi incentivati e Fondo di Solidarietà al 2020 pari a 136 milioni), stimiamo in via preliminare che l’impatto dell’iniziativa possa pesare per circa 150-180 milioni sull’utile 2021 (rispetto alla nostra stima di utile reported di 693 milioni)”, sottolineano gli analisti di Equita che mantengono la raccomandazione hold e target price di 2,2 euro su Bper. Sotto osservazione anche Mediobanca e Generali, entrambe in rialzo in chiusura rispettivamente dello 0,2% e del 1,1%. L’istituto di Piazzetta Cuccia, già primo azionista di Generali, ha annunciato ieri, a mercati chiusi, di aver acquistato una quota ulteriore pari al 4,42%, arrivando così a detenere il 17,22% del capitale del Leone di Trieste. Bene anche Saipem (+1%) e Pirelli (+0,9%).
Sotto pressione DiaSorin (-3,6%) e il comparto delle utility, con Terna e Snam che hanno ceduto circa il 3%. Rimane calda la questione del taglio delle bollette di luce e gas, con il via libera del Consiglio dei ministri al provvedimento. Il valore complessivo dell’intervento è stato fissato a 3,4 miliardi con una riduzione degli oneri di sistema, ma le associazioni dei consumatori insorgono giudicando l’intervento insufficiente.