Buy a Wall Street, Nasdaq +2%: si scommette su picco inflazione. L’alert: ‘status quo è in ogni caso di una Fed più falco’
Wall Street in forte rialzo, con gli investitori che scommettono sulla possibilità che l’inflazione degli Stati Uniti abbia testato il picco, nel mese di marzo. Rally del Nasdaq, che balza di quasi +2% a 13.673 punti; lo S&P 500 avanza dell’1,16% a 4.464, mentre il Dow Jones sale di quasi 300 punti (+0,83%), a 34.591.
L’azionario Usa sale dopo la pubblicazione del dato relativo all’indice dei prezzi al consumo, termometro tra i principali per monitorare l’inflazione. Dal dato è emerso che, nel mese di marzo, l’inflazione degli States è salita dell’8,5% su base annua, al ritmo più forte dal gennaio del 1982. L’indice ha confermato l’accelerazione delle pressioni inflazionistiche, rispetto al +7,9% di febbraio e al +8,4% su base annua atteso dal consensus degli economisti.
Detto questo, la componente core dell’indice dei prezzi al consumo è salita su base annua del 6,5%, più del +6,4% di febbraio, ma a un ritmo inferiore rispetto al +6,6% stimato dagli analisti.
Su base mensile, l’inflazione è avanzata dell’1,2%, come da attese, in aumento rispetto al +0,8% precedente. L’inflazione core è salita invece su base mensile dello 0,3%, a un ritmo inferiore rispetto al +0,5% stimato e in decelerazione anche rispetto al +0,5% precedente.
Il rialzo è inoltre il più contenuto dal mese di settembre, fattore che porta gli investitori a sperare che l’inflazione Usa, prima o poi, deceleri il passo, e dunque che la Fed di Jerome Powell non sia costretta a rialzi dei tassi eccessivi, che potrebbero far deragliare la ripresa dell’economia Usa.
Dal dato è emerso, anche, che i salari degli Stati Uniti aggiustati rispetto all’inflazione sono scesi nel mese di marzo dello 0,8% su base mensile, arretrando del 2,7% su base annua.
I futures sugli indici azionari Usa sono scattati subito al rialzo dopo la diffusione del dato, con quelli sul Nasdaq in rally dell’1,6%.
Andrew Hunter, economista senior di Capital Economics, ha commentato i numeri in una nota riportata da Cnbc, scrivendo che “la grande notizia del dato di marzo è che sembra che le pressioni sui prezzi core stiano davvero rallentando il passo”. Secondo Hunter, l’aumento di marzo potrebbe “rappresentare il picco” per l’inflazione.
Non è così ottimista Adam Crisafulli, fondatore di Vital Knowledge: “La notizia è positiva, e la gente sarà molto contenta di iniziare a vedere la bolla dell’inflazione sulle auto sgonfiarsi. Tuttavia, un’inflazione core al 6,5% rimane molto forte, e la Fed sarà in ogni caso aggressiva, quest’anno. Forse, se i prezzi energetici così come quelli di altre categorie si smorzeranno, allora la guidance della Fed inizierà a diventare meno aggressiva, ma per ora lo status quo rimane il tightening”, ovvero una politica monetaria restrittiva caratterizzata da un rialzo dei tassi e anche dalla riduzione del bilancio della Fed.
Lo smorzarsi dei timori sull’inflazione si è tradotto anche in un ritracciamento dei rendimenti dei Treasuries Usa: i tassi decennali sono scesi di 6 punti base circa al 2,70%, dopo essere volati ieri fino al 2,82%, nuovo record dal dicembre del 2018. I tassi sui Treasuries a 30 anni arretrano anch’essi di 6 punti base al 2,79%. Il calo dei tassi dei titoli di stato Usa viene tuttavia compensato dall’ennesima fiammata dei prezzi del petrolio, il cui trend continua a essere stretto nella morsa della volatilità: il Brent e il WTI balzano di oltre +5,5%, rispettivamente a $104,04 e $98,56 al barile, dopo l’alert dell’Opec, che ha avvertito che sarà impossibile riuscire a rimpiazzare i 7 milioni di barili al giorno di petrolio russo e altre esportazioni energetiche provenienti dalla Russia, colpita da diverse sanzioni e sul punto di incassare dall’Occidente nuove misure punitive.
I buy ritornano intanto sui titoli hi-tech, tra i più bastonati delle ultime sessioni: in rialzo Microsoft, Nvidia e Tesla. Attesa intanto per l’inizio della stagione delle trimestrali Usa, che vedrà nella giornata di domani, mercoledì 13 aprile, JPMorgan Chase e Delta diffondere i risultati di bilancio relativi al primo trimestre del 2022. Acquisti anche su Devon Energy, Marathon Oil e Chevron, sulla scia del rally del petrolio.