Borsa Tokyo piatta dopo Bank of Japan, futures Usa positivi, ma Wall Street giù su base settimanale
L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso le contrattazioni praticamente in calo dello -0,19%, bucando la soglia di 29.000 punti. La borsa di Shanghai sale di appena lo 0,11%, Hong Kong avanza dello 0,78%, Sidney +0,24%, Seoul +0,23%.
L’azionario giapponese non è riuscito a beneficiare degli annunci arrivati dalla Bank of Japan, che ha confermato il target dei tassi di interesse di breve termine al -0,1%, lasciando fermo anche il target dei tassi dei titoli di stato decennali, che rimane attorno allo zero per cento.
La BoJ guidata da Haruhiko Kuroda ha annunciato anche l’estensione di sei mesi del suo piano di aiuti anti-Covid, la cui scadenza era prevista a settembre. Il programma rimarrà di conseguenza attivo fino al marzo del 2022.
Detto questo, l’inflazione del Giappone rimane non pervenuta: nel mese di maggio, l’indice dei prezzi al consumo è sceso dello 0,1% su base annua, rispetto al -0,2% atteso e alla flessione precedente pari a -0,4%.
Esclusa la componente dei prezzi dei beni alimentari freschi, il dato è salito dello 0,1%, rispetto allo zero per cento atteso e al precedente calo dello 0,1%. Escluse le componenti dei prezzi dei beni alimentari ed energetici, l’indice dei prezzi al consumo è sceso dello 0,2%, sempre su base annua, così come ad aprile e meno del -0,3% stimato dagli analisti.
Il forte calo delle commodities della vigilia ha prodotto oggi i suoi effetti sui titoli dei colossi dell’estrazione.
Alla borsa di Sidney hanno perso Rio Tinto, BHP e Fortescue Metals Group shed 0.22%.
Il rafforzamento del dollaro e la mossa della Cina, che ha annunciato un piano per liberare le riserve di alcune materie prime come rame e allumiminio, ha provocato ieri un bagno di sangue nel settore delle commodities.
I futures sui prezzi del palladio e del platino sono crollati di oltre -11% e -7%, rispettivamente, quelli del mais sono scesi di quasi il 6% e i contratti legati al rame hanno perso quasi il 5%. Oggi i prezzi sono in recupero, ma la ripresa non è sufficiente a evitare il trend negativo del settore su base settimanale.
Ieri giornata da dimenticare anche per i prezzi del petrolio, che tra l’altro continuano a puntare verso il basso anche nella giornata di oggi.
Il Brent ha perso l’1,8% nella sessione della vigilia, mentre il WTI ha ceduto l’1,5%. Ora i due contratti cedono rispettivamente lo 0,75% e lo 0,83% a $70,51 e $72,46 al barile.
A contribuire al sentiment negativo sul mercato del petrolio è anche la speranza che Teheran e Washington riescano presto a ripristinare l’accordo nucleare del 2015.
Futures Usa lievemente positivi, dopo la sessione contrastata di Wall Street post Fed.
Ieri il Dow Jones Industrial Average ha perso 210 punti (-0,62%), a 33.823,45 punti, lo S&P 500 ha chiuso quasi invariato, – 0,04% a 4.221,86 punti, mentre il Nasdaq Composite è salito dello 0,87% a 14.161,35 punti.
Wall Street si appresta a riportare un trend negativo su base settimanale.