Borsa Tokyo chiusa, Asia cauta in attesa Fed. Bilancio Samsung delude stime, focus su balzo +10% petrolio WTI
Borse asiatiche orfane di Tokyo, chiusa oggi per la festività nazionale Shōwa, con cui si ricorda la nascita dell’imperatore Shōwa, che ha guidato il Giappone dal 1926 al 1989). La borsa di Shanghai incassa un debole +0,21%, Hong Kong è piatta con +0,06%, Sidney fa +1,13%, Seoul +0,59%.
Il sentiment è improntato alla cautela in attesa dell’annuncio del Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, atteso per la serata italiana.
Le attese dei mercati non sono tanto per l’adozione di nuove misure, visto che la Fed ha già varato stimoli monetari straordinari e senza precedenti per arginare gli effetti del coronavirus sull’economia Usa, tagliando i tassi sui fed funds a zero e lanciando praticamente il cosiddetto
“QE illimitato”.
L’importante sarà che la banca centrale Usa guidata da Jerome Powell, a questo punto, ribadisca l’intenzione di continuare a essere pronta a lanciare misure aggressive anti-Covid.
Dal fronte societario, pubblicati in Corea del Sud i risultati di bilancio di Samsung Electronics.
Il colosso ha riportato utili netti per 4,9 trilioni di won coreani (approssimativamente 4,01 miliardi di dollari Usa), al di sotto dei 5,1 trilioni di won attesi dagli analisti intervistati da Refinitiv.
Samsung ha avvertito inoltre che gli utili del secondo trimestre sono attesi in calo su base annua, visto che la crisi innescata dal coronavirus avrà un impatto significativo sulla domanda di diversi suoi prodotti core. Titolo poco mosso, in rialzo dello 0,2% circa.
Focus sul solido recupero dei prezzi del petrolio. Il contratto WTI di giugno vola di oltre +10% a $13,51, mentre il Brent fa +2,59% a $20,99 al barile. Incide la notizia riportata dall’American Petroleum Institute, secondo cui nella settimana terminata lo scorso 24 aprile, le scorte di petrolio crude degli Stati Uniti sono salite di 10 milioni di barili, a 510 milioni di barili, meno del rialzo di 10,6 milioni di barili atteso.
Dal fronte macro, resa nota l’inflazione dell’Australia relativa al primo trimestre dell’anno, che è salita su base trimestrale dello 0,3%, rispetto al +0,2% atteso dal consensus, in rallentamento rispetto alla precedente crescita dello 0,7%.
Su base annua, il tasso di inflazione ha accelerato invece il passo al 2,2%, al massimo in cinque anni e mezzo, ovvero dal terzo trimestre del 2014, rispetto all’1,9% stimato e al precedente 1,8%.
E’ stata la prima volta dal 2018 che l’inflazione ha superato il target fissato dalla banca centrale Reserve Bank of Australia (RBA) pari al 2-3%.
Solida anche la performance della componente core dell’inflazione, avanzata dello 0,5% su base trimestrale e dell’1,8% su base annua.
Tuttavia tutto è cambiato nel mese di marzo, con il lockdown imposto all’economia a causa della pandemia da coronavirus COVID-19 e per il collasso dei prezzi del petrolio. Di conseguenza c’è chi, come Kaixin Owyong, economista di NBA, prevede per il secondo trimestre una deflazione su base annua dello 0,4%.