Borsa Tokyo -0,44%, Sidney -2,5%, con Wall Street e Fed registe dei mercati. Pesano anche Ucraina e nuovo outlook Fmi
Trend prevalentemente al ribasso per i principali indici azionari dell’area Asia-Pacifico, in attesa dell’annuncio della Fed di Jerome Powell sui tassi e sulle prossime mosse di politica monetaria che intende adottare.
L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha ceduto lo 0,44%; la borsa di Shanghai è positiva con un rialzo dello 0,64%; Hong Kong piatta con -0,05%; Sidney molto male con -2,49%, Seoul -0,34%.
Il trend positivo dei futures Usa riduce le perdite. Ieri il Dow Jones ha terminato la sessione in calo di 66 punti (-0,2%), dopo essere crollato fino a -818,98 punti nei minimi intraday ed essere rimbalzato fino a +226,54 punti.
Il giorno prima, il listino era riuscito a riagguantare il segno più a fine seduta dopo essere capitolato fino a -1.115 punti.
Lo S&P 500 e il Nasdaq hanno ceduto rispettivamente l’1,2% e il 2,3%, recuperando comunque anch’essi dai minimi della seduta.
I tassi sui fed funds sono attesi invariati nel range compreso tra lo zero e lo 0,25%. La banca centrale Usa dovrebbe tuttavia indicare l’intenzione di alzare i tassi nel meeting di marzo, per la prima volta dal 2018, a causa del forte balzo dell’inflazione.
L’azionario globale sconta le proiezioni dell’Fmi sulla crescita economica globale, che sono state riviste al ribasso.
Nel suo World Economic Outlook, il Fondo Monetario Internazionale ha scritto di prevedere per il 2022 un rallentamento della crescita del Pil mondiale dal +5,9% del 2021 al +4,4% del 2022, tagliando l’outlook sul 2022 di mezzo punto percentuale.
“Nel 2022, l’economia globale entrerà in una posizione più debole rispetto a quanto stimato in precedenza”, si legge nel rapporto, che parla di “sorprese al ribasso” rappresentate dall’arrivo di Omicron e dalla conseguente volatilità di mercato, fattori che si sono manifestati dopo l’outlook di ottobre.
L’outlook sulla Cina è stato rivisto al ribasso, in particolare, di 0,8 punti percentuali, a una crescita, quest’anno, pari a +4,8%, a causa delle conseguenze della sua politica zero-Covid e per lo “stress finanziario atteso” tra gli sviluppatori immobiliari. (come Evergrande).
La crescita del Pil Usa è attesa nel 2022 al ritmo del 4%, rispetto al +5,2% precedentemente previsto, a causa della Fed più hawkish e anche in quanto il piano Build Back Better di Joe Biden ha toni decisamente meno ambiziosi rispetto alla versione originale.
Tra i market mover anche l’escalation delle tensioni geopolitiche, con i venti di guerra in Ucraina: l’amministrazione di Joe Biden ha schierato migliaia di soldati al confine ucraino e Mosca si è scagliata contro la Nato, accusandola di contribuire all’escalation delle tensioni con “annunci isterici”.
In Ucraina, in un’intervista rilasciata alla televisione Ictv di Kiev, ripresa dall’agenzia Interfax, il ministro della Difesa ucraino, Alexei Reznikov ha affermato tuttavia che una minaccia di invasione da parte della Russia di Vladimir Putin
“non esiste”.
“Ci sono scenari rischiosi – ha ammesso – “ma ad oggi una tale minaccia non esiste”. “Fino ad oggi le forze armate russe non hanno creato unità d’attacco tali da mostrare che siano pronte ad un’offensiva domani”, ha aggiunto Reznikov.