Borsa Tokyo -0,21%: cautela in Asia per tensioni Usa-Cina e alert da minute Fed
L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso la sessione in calo dello 0,21% a 20.552,31 punti. Shanghai piatta attorno alla parità, Hong Kong -0,26%, Sidney -0,27% mentre Seoul è positiva con un rialzo dello 0,47%.
Si acuiscono le tensioni Usa-Cina, dopo che il Senato degli Stati Uniti ha approvato una legge che potrebbe impedire a diverse società cinesi di quotarsi a Wall Street o di raccogliere fondi presso gli investitori americani, senza aderire ad alcuni principi standard che regolamentano il mercato Usa.
La proposta di legge approvata, che era stata presentata dal senatore repubblicano della Louisiana John Kennedy, richiede alle società di certificare di “non essere controllate o di proprietà di un governo straniero”. Immediata la reazione del titolo del gigante cinese dell’e-commerce Alibaba, scambiato a New York, in calo del 2% dopo la notizia.
C’è anche l’effetto minute Fed sui mercati: dai verbali relativi all’ultima riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, di fine aprile, emerge la profonda preoccupazione di Jerome Powell & colleghi non solo per le condizioni attuali dell’economia americana, ma anche per quelle future.
Si teme una seconda ondata di infezioni di coronavirus così come l’impatto della crisi sulle famiglie a basso reddito. Ancora, la paura è sulle conseguenze che i casi di bancarotte e fallimenti potranno avere sul sistema bancario Usa. Il coronavirus, insomma, ha provocato “un’incertezza straordinaria e rischi considerevoli per l’attività economica nel medio periodo”.
Il 29 aprile scorso, la Fed ha annunciato di aver lasciato i tassi sui fed funds invariati nella forchetta compresa tra lo zero e lo 0,25%, dopo averli tagliati appunto allo zero nel pieno del panico dei mercati finanziari di metà marzo.
Dal fronte macro, focus sul Pmi manifatturiero del Giappone stilato congiuntamente da Jibun Bank e Markit. Il dato, relativo al mese di maggio e diffuso su base preliminare, è sceso a 38,4 punti dai precedenti 41,9 punti di aprile. Il trend indica come l’attività manifatturiera del Giappone sia scesa ulteriormente in fase di contrazione, allontanandosi dalla soglia di 50 punti, linea di demarcazione tra fase di contrazione (valori al di sotto) e di espansione (valori al di sopra).
Il Pmi servizi ha invece recuperato lievemente terreno, salendo a 25,3 punti dai 21,5 punti precedenti. Il Pmi Composite si è attestato a 27,4 punti dai 25,8 di aprile.
Joe Hayes, economista presso IHS Markit, ha commentato i dati affermando che “gli ultimi numeri relativi al Pmi rappresentano un’ulteriore scioccante rivelazione dell’impatto devastante del COVID-19 sull’economia”. Hayes ha aggiunto che, “prendendo in considerazione insieme i risultati dei sondaggi PMI di aprile e maggio, emerge che entrambi indicano un calo del Pil del Giappone al tasso annuo del 10%. E’ chiaro dunque che l’economia sia destinata a contrarsi per il terzo trimestre successivo, con il Pil del secondo trimestre che potrebbe crollare fino a -20% su base annua”.
Occhio anche alla bilancia commerciale del Giappone di aprile, con le esportazioni crollate di quasi il 22%, al ritmo più sostenuto in più di un decennio, a causa dell’impatto del coronavirus, che ha zavorrato la domanda globale di auto, macchinari e prodotti chimici esportati dal paese. Il tonfo è il peggiore dall’ottobre del 2009, quando l’economia stava facendo i conti con la crisi finanziaria esplosa a livello globale nel 2008. Le importazioni sono scese del 7% su base annua.