Borsa Tokyo +0,10%, Hong Kong -1% dopo carrellata dati Cina e in attesa Fed. Debutto flop a Shanghai per BeiGene
Azionario asiatico contrastato, dopo la carrellata di dati macro diffusi in Cina e in attesa del verdetto del Fomc, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, che sarà comunicato ai mercati verso le 20 ora italiana. L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso la sessione in rialzo dello 0,10% a 28,459.72 punti. La borsa di Shanghai cede lo 0,40% circa, Hong Kong -1,15%, Sidney -0,70%, Seoul +0,05%.
Alla borsa di Shanghai – precisamente allo Star Market, indice simile al Nasdaq – è sbarcata oggi con una operazione di Ipo la società cinese di biotech BeiGene, al prezzo di collocamento di 192,6 yuan per azione, l’equivalente di $30,24 per azione. Il titolo ha tuttavia aperto a un valore inferiore dell’8,1% al prezzo di collocamento, perdendo fin oltre il 10%.
Tornando alla Fed, secondo gli economisti Jerome Powell & Co annunceranno una accelerazione del tapering, che dovrebbe anticipare la fine del programma di Quantitative easing prima della scadenza fissata al giugno del 2022.
Le stime sono di tassi fermi nel range compreso tra lo zero e lo 0,25% e di un tapering ‘doppio’, ovvero di una riduzione degli acquisti di asset, che da $15 miliardi al mese (tagli
o di $15 miliardi dal bazooka originario che comportava acquisti di asset per $120 miliardi al mese), raddoppi a $30 miliardi al mese.
L’inflazione negli Stati Uniti continua a correre, rendendo più urgenti le misure di politica monetaria restrittiva da parte di diverse banche centrali.
Ieri negli States è stato diffuso l’indice dei prezzi alla produzione Usa, salito su base mensile dello 0,8%, oltre il +0,6% atteso dagli economisti.
Su base annua, l’indice è volato del 9,6%, oltre il +9,2% stimato, al record di sempre.
L’inflazione core – misurata dal dato depurato dai prezzi dei beni energetici ed alimentari – è cresciuta del 7,7% su base annua, più del +7,2% stimato. Su base mensile, il trend dell’inflazione core è stato pari a +0,7%, rispetto al +0,4% previsto.
Questa è indubbiamente la settimana delle banche centrali: dopo la Fed, domani, giovedì 16 dicembre, si riunirà la Bce di Christine Lagarde. Sempre domani saranno annunciate le decisioni di politica monetaria della Bank of England.
Venerdì, toccherà alla Bank of Japan.
In tutto saranno una ventina le banche centrali del mondo che snoccioleranno le proprie decisioni di politica monetaria, nell’arco dei prossimi giorni: tra queste, le istituzioni di Norvegia, Messico, Russia, tutte alle prese con un contesto di una inflazione più alta, di prezzi delle commodities più alti, del riemergere della paura per la pandemia Covid-19, a causa della diffusione della variante Omicron.
Un avvertimento contro il rischio che la Bank of England, in particolare, non agisca contro l’inflazione è arrivato oggi dal Fondo Monetario Internazionale.
L’Fmi ha avvertito la BoE di non rimanere inerte di fronte al balzo dei prezzi visto che, secondo le stime dell’istituzione di Washington, l’inflazione UK toccherà probabilmente il record degli ultimi 30 anni l’anno prossimo, volando al 5,5%. Proprio stamattina è stato diramato l’indice dei prezzi al consumo UK di novembre che è volato dal 4,2% di ottobre al 5,1%.
La Bank of England aveva già comunicato l’intenzione di aumentare i tassi di interesse, per riportare l’inflazione misurata dall’indice dei prezzi al consumo al 2% dal 4,2% attuale. Tuttavia, nelle ultime sessioni, alcuni economisti hanno detto che la BoE potrebbe anche decidere di posticipare di nuovo la stretta monetaria, visti i timori sulle conseguenze economiche della variante Omicron.
Dal fronte macro della Cina, reso noto il dato relativo alla produzione industriale, salita a novembre su base annua del 3,8%, facendo meglio del +3% atteso dagli analisti e accelerando il passo rispetto alla precedente crescita, pari a +3,5%. Sempre a novembre, le vendite al dettaglio della Cina sono cresciute del 3,9% su base annua, al di sotto della crescita prevista dagli analisti, pari a +4,6%. Il trend deludente, che si spiega in parte con il calo delle vendite di auto, che prosegue da mesi, è avvenuto nonostante il festival dedicato allo shopping online in Cina, noto come Singles Day, degli inizi di novembre. Il dato ha rallentato il passo rispetto alla crescita del 4,9% di ottobre.
Dall’inizio dell’anno fino al mese di novembre incluso, gli investimenti in asset fissi (esclusi quelli nel settore rurale) della Cina sono saliti inoltre su base annua del 5,2%, meno del +5,4% atteso dagli analisti. Il dato ha rallentato inoltre il passo rispetto al rialzo precedente, pari a +6,1%.
Occhio in particolare agli investimenti nel settore manifatturiero e nel mercato immobiliare che, nei primi 11 mesi del 2021, sono aumentati, ma a un ritmo inferiore rispetto al periodo compreso tra gennaio e ottobre.
Gli investimenti nel settore manifatturiero sono cresciuti del 13,7% nel periodo gennaio-novembre, rispetto al +14,2% dei primi dieci mesi dell’anno, mentre gli investimenti nel settore immobiliare sono aumentati del 6%, rispetto al +7,2% dei primi 10 mesi dell’anno.
Infine, nel mese di novembre, il tasso di disoccupazione della Cina è salito al 5% dal 4,9% di ottobre. Il tasso di disoccupazione per i più giovani – con età compresa tra 16 e 24 anni – è salito dal 14,2% al 14,3%. Il numero di ore lavorate per settimana è sceso a 47,8, rispetto alle 48,6 ore di ottobre.