Borsa Milano chiude male zavorrata da Enel, corrono le due big bancarie
Piazza Affari chiude una seduta altalenante con le vendite che alla fine hanno avuto la meglio complice il nuovo sell-off sui titoli di Stato. I tassi sui Treasuries decennali sono tornati a rialzare la testa portandosi a ridosso di area 1,50%. Spicca poi il picco di rendimento del Treasury Inflation-Protected Securities (TIPS) a 5 anni che ha toccato quota 2,5%, massimo dal 2008.
Il Ftse Mib ha così chiuso in affanno (-0,16% a 23.046,77 punti).
Oggi, intanto, ha avuto luogo l’emissione via sindacato di un ammontare pari a 8,5 mld di euro del primo BTP green dell’Italia. Il titolo con scadenza 30 aprile 2045 ha visto una domanda pari a oltre 80 miliardi di euro. Sul fronte macro, il PIL italiano del quarto trimestre è stato rivisto a -1,9% t/t (dal -2% della prima lettura) e del 6,6% su base annua. Nell’intero 2020 l’economia italiana si è contratta dell’8,9%, il peggior numero mai registrato in tempi di pace.
A zavorrare il listino sono state le utility, a partire da Enel (-2,3%) scivolata ai minimi a quattro mesi. Enel come le altre utility sono molto sensibili all’aumento dei rendimenti sull’obbligazionario. Molto male anche Snam (-2%) e Terna (-1,8%).
Sotto i riflettori oggi Stellantis (-0,2%) dopo la diffusione dei risultati 2020. Fca e Psa, le due case automobilistiche che da gennaio hanno dato vita a Stellantis, hanno riportato margini e utili in positivo. Nel dettaglio Fca ha raggiunto un Ebit rettificato di 3,7 miliardi, in calo del 44% ma migliore rispetto alle stime emesse a ottobre ferme a 3,5 miliardi, e un utile in pareggio ma nella versione adjusted pari a 1,9 miliardi. La casa italo-americana ha snocciolato risultati record per il quarto trimestre, superando le stime per le vendite in Nord America, con un Ebit rettificato a 2,3 miliardi. Psa ha invece riportato un utile netto di 2,2 miliardi di euro, in calo dai 3,2 miliardi dell’anno precedente. I ricavi sono scesi a 74,7 miliardi di euro, dai 60,7 miliardi di euro del 2019.
Per il 2021, il gruppo prevede un miglioramento della redditività nel suo primo anno dopo la fusione di Fca e PSA e una crescita del mercato auto in tutte le aree. Il cda intanto ha proposto la distribuzione di un dividendo da 1 miliardo agli azionisti, come previsto dalla revisione del settembre scorso degli accordi stabiliti inizialmente.
Tra le banche acquisti convinti su Intesa Sanpaolo che ha chiuso a +2,3% circa e Unicredit che torna sopra quota 9 euro con un progresso del 2,5%. Oggi si riunisce il CdA della banca di piazza Gae Aulenti e dovrebbe uscire la lista dei candidati per il board da proporre all’assemblea del 15 aprile. Stando a quanto riporta oggi Il Corriere, il nuovo consiglio sarà di 13 membri (dai 14 attuali) con quota femminile incrementata al 45%, pari a sei consigliere.
Maglia nera oggi per Amplifon arrivata a cedere l’8,5% dopo la diffusione dei conti. Nel quarto trimestre 2020 i ricavi consolidati sono stati pari a 513,4 milioni di euro, in crescita del 2,9% a cambi costanti e dell’1,2% a cambi correnti rispetto al quarto trimestre del 2019. L’ebitda ha toccato quota 142,6 milioni di euro, con un’incidenza sui ricavi pari al 27,8%, in aumento di 210 punti rispetto allo stesso periodo del 2019. L’utile netto pari a 59,9 milioni di euro, in aumento del 16,6% rispetto ai 51,4 milioni di euro su base ricorrente del quarto trimestre del 2019. Il consensus FactSet indicava ricavi per 519 ml di euro nel trimestre, ebitda a 146 mln e utile netto a 58 mln. Il cda del colosso degli apparecchi acustici ha proposto dividendo di 22 centesimi di euro per azione, con un pay-out di circa il 49% dell’utile netto consolidato per azione. Per il 2021, Amplifon prevede un rialzo dei ricavi a ritmi superiori rispetto al mercato di riferimento registrando una forte ripresa rispetto al 2020 e la redditività dovrebbe “continuare a trarre beneficio dalle azioni implementate nel 2020, conseguendo una significativa espansione del margine Ebitda rispetto al 2019”.