BTP futura, obiettivo investitori retail. Iacovoni (Tesoro): fabbisogno 2020 stimato fino a 520 MLD
Prima BTP Italia, poi BTP Futura. D’altronde, il Tesoro deve ricorrere all’emissione di titoli di stato in quanto c’è la necessità di raccogliere più fondi del previsto. In un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore Davide Iacovoni, il direttore del Debito presso il Tesoro, spiega che entro fine anno il fabbisogno è stimato in 510-520 miliardi, di cui sono stati raccolti finora 280 miliardi.
“Certo, quest’anno è particolarmente complicato definire ex ante il livello finale della raccolta perché dipende da molte variabili. Sul fabbisogno pesa anche l’effetto del ciclo, che può portarlo verso i 180 miliardi a cui vanno aggiunti i titoli in scadenza e il rifinanziamento a breve. A oggi puntiamo intorno a quota 510-520 miliardi, ma finora abbiamo già collocato circa 280 miliardi quindi abbiamo ampiamente superato il giro di boa del 50%. Nella seconda metà dell’anno entreranno poi molto probabilmente in gioco apporti esterni, fra i quali per esempio il Sure. In ogni caso, la necessità di funding si inserisce nello scenario che descrivevo”.
Iacovini spiega che “qui nessuno dice cose tipo ‘riportiamo il debito in Italia’ per chissà quali ragioni politiche. Il nostro obiettivo è invece quello di tornare ad avere un buon ancoraggio anche sui risparmiatori in un’ottica strutturale di lungo periodo. Fin qui abbiamo lavorato sui prodotti, ma stiamo studiando anche canali di comunicazione più adeguati per questo pubblico”.
Ieri Alessandro Rivera, direttore generale del Tesoro, nel corso della videoconferenza sul nuovo Btp Futura, aveva descritto il nuovo strumento, affermando che “fa parte di una strategia di gestione del debito pubblico finalizzata a costruire un rapporto più stretto e continuativo con i risparmiatori retail”.
Obiettivo del Tesoro con queste emissioni è di riportare il risparmio italiano sul debito:
“Abbiamo un risparmio privato di dimensioni considerevoli – ricorda Iacovoni – e sappiamo che questa fase di incertezza profonda ha prodotto una liberazione notevole di liquidità. In questo contesto si innesta quindi un tema di «bene pubblico», perché il Tesoro offre titoli semplici e trasparenti mentre in passato abbiamo assistito in alcuni casi alla vendita alla comunità retail di prodotti opachi o poco liquidi”.
Ieri Rivera aveva fatto notare che Rivera ha fatto notare che “la quota del debito pubblico detenuta direttamente dal retail è piuttosto bassa, inferiore al 4%, e si confronta con cifre che all’inizio degli anni Duemila erano superiori al 10%”. Numeri confermati al Sole 24 Ore da Iacovoni:
“Il punto è che dall’inizio dell’euro fino alla crisi finanziaria del 2008-9 la quota di debito posseduta direttamente dai risparmiatori ha sempre oscillato fra il 15 e il 20%, e fino al 2012 era ancora oltre il 10% mentre ora è sotto il 4%. Questo è successo in tutti i Paesi, per l’abbassamento dei tassi e per l’evoluzione dell’industria finanziaria che ha sviluppato prodotti in grado di canalizzare il risparmio anche sul debito pubblico”. L’obiettivo, ora, è di conquistare di nuovo gli investitori retail, per fare in modo che decidano di canalizzare i loro risparmi sul debito.