Azionario Asia misto dopo People’s Bank of China e fattore Moderna. Bene Tokyo con +0,79%
L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha chiuso la sessione in rialzo dello 0,79% a 20.595,15 punti. Borse asiatiche miste, dopo la decisione della People’s Bank of China di lasciare invariati i tassi di finanziamento a 1 anno e a cinque anni, rispettivamente al 3,85% e 4,65%, in linea con le attese di trader e analisti.
Entrambi i tassi erano stati tagliati lo scorso 20 aprile: il taglio era stato successivo a quello dei tassi di interesse a medio termine (MLF), che erano stati sforbiciati ancora prima di 20 punti base dal 3,15 al 2,95%, al minimo record.
Sebbene oggi la People’s Bank of China abbia deciso di non intervenire, molti analisti ritengono che le misure di politica monetaria accomodante non abbiano fatto ancora il loro corso.
Intervenuto alla trasmissione “Street Signs” della Cnbc, Mitul Kotecha, strategist senior per i mercati emergenti presso TD Securities, ha sottolineato che “è solo questione di tempo” prima che ci sia una nuova mossa da parte della banca centrale cinese.
Ma la borsa di Shanghai non ha apprezzato evidentemente il nulla di fatto della People’s Bank of China, ed è in perdita dello 0,65%; tra gli altri indici, Hong Kong cede lo 0,11%, Sidney avanza dello 0,24%, Seoul fa +0,45%.
Attenzione anche al fattore Moderna, che due giorni fa aveva tanto rinfocolato le speranze su un vaccino potenzialmente efficace contro il coronavirus. Il titolo ieri è crollato a Wall Street di oltre -10% dopo la pubblicazione di un articolo di STAT News, secondo cui la società biotech non sarebbe stata capace di convincere la comunità scientifica sulla validità degli esiti dei test effettuati sull’uomo con il suo vaccino anti-COVID-19.
Notizie no dal fronte macro del Giappone, con il sondaggio Tankan di Reuters che ha messo in evidenza che l’indice che misura il sentiment delle aziende manifatturiere è crollato a maggio a -44 punti rispetto ai -30 di aprile, scivolando al minimo dal giugno del 2009.
L’indice non manifatturiero ha sofferto un tonfo a -36 punti, dai -23 precedenti, al livello peggiore dal dicembre del 2009. In Australia, reso noto il dato sulle vendite al dettaglio che, nel mese di aprile, hanno segnato un tonfo del 17,9% su base mensile. Il crollo si spiega con lo stop alle attività commerciali ed economiche imposto dalle autorità, in risposta all’emergenza del coronavirus.