Azionario Asia misto, borsa Tokyo +0,15%. In attesa Fed Nasdaq sorpassa per la prima volta quota 10.000
Azionario asiatico misto, con l’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo che ha chiuso la sessione in rialzo dello 0,15% a 23.124,95 punti. Sotto pressione Shanghai (-0,38%), mentre Hong Kong segna un rialzo dello 0,18%. Sidney fa +0,32%, mentre Seoul sale dello 0,26%. Pesano i dati poco confortanti arrivati dal fronte macroeconomico, soprattutto della Cina.
Focus sul nuovo record assoluto per il Nasdaq che ieri ha toccato e superato la soglia dei 10.000 punti, per la prima volta nella storia, con i titoli Amazon e Apple che hanno testato anch’essi i massimi di sempre.
Il Nasdaq ha chiuso in rialzo di 29,009 punti (+0,29%), a 9.953,75 dopo aver superato la soglia psicologica durante la sessione. Esito di seduta negativo per lo S&P 500 e il Dow Jones. Lo S&P ha perso 25,21 punti (-0,78%), a 3.207,18 punti, mentre il Dow ha chiuso in ribasso di 300,14 punti (-1,09%), a 27.272,38 punti.
Oggi, alle 20.15 circa ora italiana, la Federal Reserve di Jerome Powell comunicherà la propria decisione sui tassi sui fed funds Usa, che oscillano nel range compreso tra lo zero e lo 0,25%.
Con il suo bazooka anti-coronavirus, la Federal Reserve ha impresso una svolta alla propria azione (dando una scossa positiva ai mercati) annunciando il 23 marzo il QE Infinity e gli acquisti di bond societari per la prima volta nella sua storia ultracentenaria, con il Secondary Market Corporate Credit Facility (SMCCF), che è di fatto partito il 12 maggio facendo subito il pieno di ETF.
Ora ci si chiede se la Fed potrebbe sorprendere ancora, facendo magari incetta anche di ETF azionari.
Dal fronte macro, occhio all’inflazione cinese misurata dall’indice dei prezzi al consumo che, a maggio, è salita, su base annua, del 2,4%, attestandosi al di sotto del 3% per la prima volta dall’agosto dell’anno scorso.
Il dato è stato inferiore alle attese, che erano di un aumento del 2,7%, dopo il +3,3% di aprile. Su base mensile, l’inflazione è scesa dello 0,8%.
A sostenere la dinamica dei prezzi è stata soprattutto la componente dei prezzi dei beni alimentari, balzata del 10,6% su base annua; i prezzi dei beni non alimentari sono aumentati invece dello 0,4%.
Reso noto anche l’indice dei prezzi alla produzione, sceso su base annua in Cina del 3,7%. Il dato, che ha lanciato l’alert deflazione, è peggiorato rispetto al -3,1% precedente, ed è stato peggiore delle attese (-3,3%). Su base mensile, il trend è stato di un calo dello 0,4%.
Inflazione decisamente sottotono anche il Giappone, con l’indice dei prezzi alla produzione sceso a maggio dello 0,4% su base mensile, rispetto al -0,3% atteso e in miglioramento rispetto al precedente -1,6%.
Su base annua, il trend è stato di un peggioramento al -2,7%, rispetto al -2,4% stimato e -2,4% precedente. La flessione è la più forte dall’ottobre del 2016.
Occhio inoltre alla componente dei prezzi dei beni finali domestici – capitolata del 2,8% su base annua – che anticipa in qualche modo l’indice dei prezzi al consumo, e che è scivolata del 2,8% su base annua.
Infine, la componente core degli ordini ai macchinari del Giappone – che tende ad anticipare il trend del capex nei 6-9 mesi successivi – è capitolata ad aprile su base mensile del 12%, rispetto al -7% atteso, peggiorando in modo significativo dal precedente ribasso dello 0,4%. Su base annua, il tonfo è stato del 17,7%, peggio del -13,2% atteso e rispetto al precedente -0,7%.