Azionario Asia in preda a risk off: borsa Tokyo -0,44% con dubbi Olimpiadi e dati no. A Hong Kong crolla CNOOC. Focus su effetto Apple
Nessun assist da Wall Street all’azionario asiatico, dove prevale il risk off.
La sessione della borsa Usa, d’altronde, è stata contrastata, nonostante il Nasdaq e lo S&P 500 abbiano testato nuovi record.
Per la precisione, il Nasdaq Composite è salito al nuovo record di sempre di 13.530,91 punti, mentre lo S&P 500 ha guadagnato meno dello 0,1% segnando comunque un nuovo massimo di 3.853,07. Poco mosso il Dow Jones Industrial Average, a 31.176,01.
In Giappone, il premier Suga è stato costretto a smentire alcune indiscrezioni riportate dalla stampa britannica, secondo cui il balzo dei nuovi casi di coronavirus nel paese costringerà Tokyo a cancellare le Olimpiadi anche nel 2021. L’indice Nikkei 225 della borsa di Tokyo ha ceduto lo 0,44% circa; Shanghai in calo dello 0,35%, peggio Hong Kong con -1,28%, Sidney -0,34%, Seoul -0,49%.
Protagonista alla borsa di Hong Kong il tonfo delle quotazioni del gigante petrolifero cinese CNOOC (oltre -5%) dopo che la società che stila gli indici azionari globali MSCI ha annunciato che cancellerà il titolo dai listini MSCI ACWI e MSCI China All Shares. Tra gli ultimi provvedimenti firmati dall’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump prima di lasciare la Casa Bianca, c’è stato infatti quello di aggiungere CNOOC alla black list di società che non possono ricevere prodotti specifici fabbricati negli Usa.
Focus in Asia sui titoli delle società rifornitrici di Apple dopo che, nella sessione di ieri a Wall Street, gli analisti di Morgan Stanley hanno anticipato che il colosso di Cupertino annuncerà probabilmente, a loro avviso, di aver chiuso il primo trimestre del 2021 con “utili e fatturato trimestrali ai record di sempre”.
A Tokyo Taiyo Yuden ha perso il 3,2% mentre Murata Manufacturing ha segnato un calo dello 0,33%. Alla borsa di Seoul, LG Display è avanzata dello 0.21%.
A Taiwan, Hon Hai Precision Industry — meglio conosciuta come Foxconn — è salita di oltre +3%, mentre Taiwan Semiconductor Manufacturing Company ha ceduto il 2,67%. A Hong Kong i titoli di AAC Technologies hanno perso il 3,72%.
Dati negativi dal fronte macroeconomico del Giappone, con l’indice dei prezzi al consumo che conferma l’incubo deflazione e gli indici Pmi che indicano come l’attività manifatturiera del paese sia tornata in fase di contrazione.
In particolare, nel mese di dicembre, l’indice di prezzi al consumo del paese è sceso dell’1,2% su base annua, facendo lievemente meglio rispetto al -1,3% atteso ma peggiorando rispetto al precedente -0,9%.
Esclusa la componente dei prezzi dei beni alimentari freschi, il dato è sceso dell’1%, rispetto al -1,1% atteso e al precedente -0,9%. Escluse le componenti dei prezzi dei beni alimentari ed energetici, l’inflazione del Giappone ha segnato un ribasso dello 0,4% su base annua, come da attese, e rispetto al -0,3% precedente.
L’indice Pmi manifatturiero stilato congiuntamente dalla Jibun Bank e da Markit che, nel mese di gennaio (dato preliminare) è sceso a 49,7 punti, rispetto ai precedenti 50 punti. Da segnalare che la soglia dei 50 punti rappresenta la linea di demarcazione tra fase di contrazione (valori al di sotto) e fase di espansione (valori al di sopra) del dato. In contrazione anche il Pmi servizi, sceso a gennaio a 45,7, dai precedenti 47,7 punti. Il Pmi Composite è peggiorato dai 48,5 precedenti a 46,7 punti.
In Australia, reso noto il dato relativo alle vendite al dettaglio di dicembre- preliminare -, che sono scese del 4,2% su base mensile, facendo molto peggio delle attese, che erano per un calo dell’1,5%.
Forte la decelerazione rispetto al mese di novembre, quando il dato era salito del 7,1% (su base mensile). Su base annua, tuttavia, il dato è balzato del 9,4% rispetto al dicembre del 2019.