Azionario Asia in attesa della Fed, Borsa Tokyo -1% dopo Fitch. Crollano Nissan e Canon
Borsa Tokyo chiude in ribasso, con il Nikkei 225 che cede l’1,15% a 22.397,11 punti. A zavorrare il listino azionario giapponese, in particolare, i fattori Nissan e Fitch Ratings.
Fitch ha confermato il rating del Giappone ad “A”, tagliando tuttavia l’outlook a “negativo”. L’agenzia prevede che il Pil giapponese si contrarrà del 5% nel 2020, per poi recuperare del 3,2% nel 2021. In ogni caso, l’economia giapponese non tornerà ai livelli precedenti la crisi provocata dalla pandemia del coronavirus prima del quarto trimestre del 2021.
L’agenzia stima anche forti balzi del deficit, che si tradurranno in consistenti aumenti del debito pubblico; prevede un deficit-Pil al 14,3% nel 2020, al 10,9% nel 2021 e al 5,3% nel 2022. Il debito-Pil del Giappone balzerà di conseguenza, a suo avviso, di ben 26 punti percentuali nel corso di quest’anno, per volare fino al 259% circa e stabilizzarsi al di sopra del 260% negli anni 2021-22, prima di tornare a scendere.
Dal fronte delle trimestrali, Nissan Motor è crollata del 10% circa, dopo che il colosso automobilistico giapponese ha comunicato di prevedere, per l’anno fiscale 2020, una perdita di bilancio di 470 miliardi di yen. Tonfo anche per il titolo Canon, che ha perso più del 13% dopo che, stando a quanto riportato Reuters, ha riportato la prima perdita trimestrale di bilancio della sua storia.
Acquisti invece sulle borse cinesi: lo Shanghai composite è salito fino a +1,05% mentre lo Shenzhen component è balzato fino a +1,85%. Hong Kong +0,31%; Seoul +0,32%, Sidney -0,24%.
In generale, gli investitori di tutto il mondo attendono l’esito della riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria, atteso per la giornata di oggi.
Così in una nota Kim Mundy, economista di Commonwealth Bank of Australia: “Ci aspettiamo che il Fomc rimarrà dovish, ammettendo che l’outlook economico degli Stati Uniti si è deteriorato dall’ultimo meeting dell’11 giugno. Da allora – ha continuato Mundy – gli Usa hanno assistito a più di 2 milioni di nuovi casi di coronavirus. Questo ha rallentato gli sforzi lanciati da alcuni stati per riaprire le loro economie (a seguito del lockdown) e il risultato è che l’incertezza sulla ripresa del Pil Usa è aumentata”.
Dal fronte macro, resa nota l’inflazione dell’Australia misurata dall’indice dei prezzi al consumo che, nel trimestre terminato a giugno, è sceso dell’1,9%.
Si è trattato, stando a quanto ha reso noto Bruce Hockman, responsabile economista dell’Ufficio di Statistica australiano (ABS), della flessione “più forte su base trimestrale nei 72 anni di storia del dato”.