Azionario Asia contrastato, borsa Tokyo negativa, bene Taiwan con +2,4%. Dollaro giù, oro al record oltre $1.900
Azionario asiatico contrastato. Focus sul dato macro cinese relativo ai profitti dell’industria che, nel mese di giugno, è balzato dell’11,5% su base annua, rispetto al precedente aumento del 6% di maggio. Tuttavia dall’inizio dell’anno, ovvero nel periodo compreso tra gennaio e giugno del 2020, il dato è in calo del 12,8% su base annua.
Tra le borse che si mettono sotto i riflettori spicca quella di Taiwan, con l’indice benchmark Taiex che è salito fino a +2,42%, grazie al balzo del titolo Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, schizzato di quasi +10%. Bene anche Seoul, salita fino a +1% circa.
L’azionario made in Japan ha scontato invece quanto riferito dalla Bank of Japan nel report Summary of Opinions (rapporto che si riferisce a quanto emerso dal meeting della banca centrale di metà luglio), ovvero l’outlook secondo cui “è improbabile che l’economia del Giappone torni ai livelli raggiunti prima dell’esplosione del COVID-19” perfino nell’anno fiscale 2022.
L’indice Nikkei 225 ha così chiuso la sessione in ribasso dello 0,16% a 22.715,85 punti. Male Hong Kong con -0,47%. Borsa di Shanghai +0,14%. Sidney +0,24%.
A frenare i buy, in generale, è stata la cautela sugli stimoli economici che gli Stati Uniti sono pronti a sfornare per risollevare la congiuntura Usa, alle prese – come quella di tutto il mondo – con gli effetti disastrosi del coronavirus-lockdown.
Il segretario al Tesoro Usa Steven Mnuchin ha annunciato che i repubblicani hanno finalizzato una proposta di nuovi stimoli economici da $1 trilione circa, affermando di sperare in un supporto bipartisan al COngresso.
Tuttavia, come fa notare la responsabile economista di Jerreries, Aneta Markowska, esiste “ancora un grande gap tra i Repubblicani e i Democratici, specialmente riguardo ai sussidi di disoccupazione e sugli aiuti statali e locali. Colmare il gap richiederà probabilmente più di una settimana, il che significa che è improbabile che un accordo venga raggiunto prima del 31 luglio”.
In primo piano anche le rinnovate tensioni tra Stati Uniti e Cina – con la guerra dei consolati – che si riverberano soprattutto sul dollaro, tanto che l’euro è balzato fino a $1,17, al valore più alto degli ultimi 22 mesi nei confronti del biglietto verde, mentre lo US dollar ha confermato i minimi dal settembre del 2018.
Verso il dollaro, il franco svizzero è salito al massimo in quattro mesi a 0,9186 per dollaro, mentre lo yen è avanzato fino a +0,4%, a 105,65 sul dollaro, al record dalla metà di marzo.
Il calo del dollaro, le tensioni geopolitiche e la paura onnipresente del coronavirus hanno portato l’oro a balzare fino a $1.943,9275, oltre il record precedente testato nel settembre del 2011. (riferimento al contratto spot). Acquisti anche sui contratti futures sull’oro, in rialzo dell’1,54% a $1.926,70.