Atlantia -3,5% in Borsa: Guardia Finanza arresta tre ex top manager Autostrade, c’è anche ex AD Castellucci
La Guardia di Finanza di Genova ha arrestato ex tre top manager di Autostrade (Atlantia). Si tratta dell’ex amministratore delegato Giovanni Castellucci, l’ex capo area operazioni Paolo Berti e l’ex capo area manutenzioni Michele Donferri.
I tre sono stati arrestati (ai domiciliari) dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’indagine della Procura sulla sicurezza delle barriere fonoassorbenti del Ponte Morandi, un filone d’inchiesta sul crollo del ponte Morandi avvenuto il 14 agosto 2018.
La Guardia di Finanza ha predisposto inoltre tre misure interdittive nei confronti di tre attuali dirigenti di ASPI. Focus sul titolo Atlantia, la holding della famiglia Benetton che controlla tuttora Autostrade e che ha rispedito recentemente di nuovo al mittente la proposta per l’acquisizione dellla quota dell’88% circa detenuta in Autostrade, ripresentata dalla cordata CdP-Macquarie-Blackstone. Atlantia si conferma maglia nera del Ftse Mibm cedendo il 3,51%.
L’agenzia di stampa Ansa riporta che l’indagine sui pannelli fonoassorbenti è una costola nata dall’inchiesta sul crollo del ponte Morandi.
Gli investigatori del primo gruppo delle fiamme gialle, guidati dal colonnello Ivan Bixio, hanno scoperto che gli ex vertici erano consapevoli che le barriere fossero difettose e del potenziale pericolo per la sicurezza stradale, con rischio cedimento nelle giornate di forte vento (fatti peraltro realmente avvenuti nel corso del 2016 e 2017 sulla rete autostradale genovese). In particolare, è emersa la consapevolezza di difetti progettuali e di sottostima dell’azione del vento, nonché dell’utilizzo di alcuni materiali per l’ancoraggio a terra non conformi alle certificazioni europee e scarsamente performanti.
Dalle indagini è emerso che gli indagati non hanno proceduto volontariamente ai lavori di sostituzione e messa in sicurezza adeguati, eludendo tale obbligo con alcuni accorgimenti temporanei non idonei e non risolutivi.
Gli inquirenti hanno contestato una frode nei confronti dello Stato, per non aver adeguato la rete da un punto di vista acustico e di gestione in sicurezza della stessa, occultando l’inidoneità e pericolosità delle barriere, senza alcuna comunicazione – obbligatoria – all’organo di vigilanza (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti).