A Wall Street il sell off non si ferma, FAANG sotto attacco. Da inizio 2022 Netflix -71%, Amazon -35%. Inflazione spaventa ancora
Niente da fare, a Wall Street il sell off continua, con il Nasdaq che perde, pochi minuti dopo l’avvio della sessione, fino a -1,65%, riducendo poi i ribassi a -0,86%.
Il Dow Jones arretra dello 0,54%, lo S&P 500 indietreggia dello 0,79%. I tassi sui Treasuries Usa a 10 anni scendono al 2,85%.
Pubblicato oggi un nuovo report sull’inflaione Usa, l’indice dei prezzi alla produzione che, così come l’indice dei prezzi al consumo reso noto ieri, nel mese di aprile ha rallentato il passo, ma a un ritmo inferiore alle attese.
Il dato è salito su base annua dell’11%, ritmo inferiore rispetto alla crescita su base annua pari a +11,5% di marzo. Gli analisti avevano previsto tuttavia una decelerazione più forte, al ritmo di crescita pari a +10,7%.
Su base mensile, il rialzo è stato pari a +0,5%, come da attese. Escluse le componenti più volatili dei prezzi dei beni alimentari ed energetici, il PPI core è salito su base annua dell’8,8%, meno del +8,9% previsto. Su base mensile, il PPI core è aumentato dello 0,6%, in linea con le attese.
Ieri nche l’indice dei prezzi al consumo ha confermato una decelerazione delle pressioni inflazionistiche, avallando in un certo senso le speranze che il picco sia stato toccato a marzo.
Ma il dato rimane al massimo degli ultimi 40 anni, e la componente core è rimasta comunque molto elevata. Alcuni numeri si sono confermati inoltre superiori a quanto stimato dal consensus.
L’inflazione è rallentata su base annua, salendo dal ritmo dell’8,5% su base annua di marzo a +8,3%. Gli analisti avevano previsto una decelerazione più forte, al ritmo di crescita dell’8,1%.A rallentare è stata anche la componente core dell’indice CPI, salita su base annua del 6,2%, più del +6% stimato ma meno del +6,5% precedente.
Su base mensile, l’inflazione degli Stati Uniti è aumentata dello 0,3% ad aprile, più del +0,2% atteso ma in forte rallentamento rispetto alla crescita mensile di marzo, pari a +1,2%. L’inflazione core è salita dello 0,6%, più del +0,4% stimato e in questo caso al ritmo superiore rispetto al precedente +0,3%.
Nella sessione di ieri, il Nasdaq Composite ha perso il 3,18% a 11,364.24, mentre lo S&P 500 è sceso dell’1,65% a 3.935,18 punti. Il Dow Jones Industrial Average è scivolato di 326,63 punti, o -1,02%, a 31.834,11 punti.
Titolo Disney in calo di oltre il 4% dopo la pubblicazione dei risultati di bilancio: oltre ad aver riportato una crescita degli abbonati al di sopra delle attese, Disney ha lanciato un alert sull’impatto del Covid sui suoi parchi tematici in Asia.
Apple ancora in ribasso, cede il 3,5%, dopo aver perso lo status di società quotata che vale di più al mondo, a vantaggio della saudita Saudi Aramco.
Stando ai dati di FactSet, che ha convertito il valore di Saudi Aramco in dollari, nella sessione di ieri la capitalizzazione di Aramco si è attestata, di fatto, a un valore di poco inferiore ai $2,43 trilioni; Apple, il cui titolo è sceso di oltre il 5% nelle contrattazioni di Wall Street, vale ora $2,37 trilioni. Le quotazioni del colosso FAANG flirtano con il mercato orso, dopo aver chiuso la sessione di ieri a un valore inferiore rispetto ai massimi del 19,9%.
Forte il cpitombolo dei titoli FAANG: Il titolo Facebook-Meta Platforms ha perso da inizio 2022 più del 40%, Amazon ha ceduto -35%, Apple ha limitato i danni a -14%, Netflix è capitolata del 71%, mentre Alphabet, la società a cui fa capo per l’appunto Google, presenta per ora un bilancio da inizio anno pari a -22%.
E un articolo di Barron’s invita a non farsi troppe illusioni e a non sperare troppo che i titoli abbiano toccato il fondo.