Zero novità da Draghi, forward guidance non cambia. Rischio numero uno è il protezionismo
Niente di nuovo dal meeting semi-festivo di oggi della Bce. Mario Draghi ha confermato una spiccata cautela in merito alla normalizzazione della politica monetaria con lo stimolo da parte della Bce che è ritenuto ancora necessario per sostenere l’inflazione.
A conferma dell’assenza di spunti di rilievo oggi la consueta conferenza stampa di Draghi si sia conclusa anche in anticipo di venti minuti con pochi gli argomenti discussi. “Oggi non abbiamo discusso di politica di reinvestimento”, ha aggiunto Mario Draghi.
La Bce conferma che i tassi rimarranno a zero almeno fino all’estate 2019 compresa. Oggi, in coincidenza con l’anniversario dei sei anni dal “whatever it takes” pronunciato da Draghi il 26 luglio 2012, la Bce si mostra positiva sul contesto economico nonostante l’incognita dazi. “Nonostante le incertezze, legate principalmente al commercio internazionale, rimangano prominenti le informazioni disponibili indicano che l’economia della zona euro procede lungo un percorso di crescita solida”, ha dichiarato il presidente della Banca centrale europea (Bce), nel corso della conferenza stampa che segue la riunione del consiglio direttivo che ha lasciato tassi invatriati. “La forza sottostante dell’economia conferma la nostra fiducia che la convergenza dell’inflazione verso il nostro obiettivo continuerà nel prossimo futuro, anche dopo la graduale riduzione degli acquisiti netti di asset”, aggiunge Draghi.
Interpellato sull’anniversario del whatever it takes, Draghi si è limitato a dire: “Oggi l’euro poggia su fondamenta molto più solide rispetto al 2012. Da allora sono state fatte importanti riforme da parte dei governi per completare l’unione monetaria anche se resta ancora molto da fare e allo stesso tempo sono state varate importanti riforme strutturali nei paesi membri”. “Resta molto da fare ma è anche vero che molto è stato fatto. Ora, rispetto a sei anni fa, la Bce è una banca centrale diversa, con cassetta strumenti più ricca”.
Analisti: se inflazione torna debole sponda a slittamento primo rialzo tassi
I primi commenti a caldo confermano l’assenza di spunti di rilievo e anche la reazione del mercato è stata blanda anche se l‘euro ha accelerato al ribasso (minimo a 1,1655 da 1,172 prima di Draghi).
“I rischi di downside per la crescita erano già stati messi in evidenza il mese scorso, quando la BCE aveva annunciato la fine del proprio programma di acquisto di asset – rimarca Antoine Lesné, responsabile Strategia e Ricerca EMEA di SPDR ETFs – . I dati deludenti sull’inflazione core di giugno potrebbero causare lo slittamento del primo rialzo dei tassi previsto, ma l’estate 2019 rimane ben posizionata, poiché i dati sottostanti, come quelli relativi ai salari, suggeriscono un’accelerazione dell’inflazione”.