Wall Street, inflazione e tassi Fed: cosa succede
Cosa sta succedendo a Wall Street, ostaggio della Fed. Il parere degli analisti
Wall Street rimane ostaggio della Fed e delle previsioni sull’inflazione e, di conseguenza, sui tassi. E’ stato così nel 2022, è così anche in questo inizio di 2023.
La paura di nuove strette monetarie, unita ad alcune trimestrali che sono state rese note negli ultimi giorni, hanno portato i tre principali indici azionari Usa a terminare la settimana in rosso.
Lo S&P 500 si appresta a chiudere in calo dell’1,3%, mentre il Dow Jones segna fino a oggi un calo su base settimanale pari a -0,6%.
Soffre di più il Nasdaq Composite, con una perdita settimanale dell’1,8%.
Così gli analisti di Mps Capital Services:
“Ieri, dopo una prima parte di seduta in positivo (listini azionari in rialzo e rendimenti in calo) si è registrata un’inversione di tendenza dove a prevalere sono stati ancora una volta i timori di una prosecuzione del rialzo dei tassi da parte delle banche centrali (alcuni trader in opzioni sembra che stiano accumulando posizioni che puntano ad un terminal rate del 6% entro settembre, probabilmente a causa delle indicazioni di forza emerse dai dati di gennaio del mercato del lavoro)”.
“Allo stesso tempo, la pendenza negativa sul tratto 2-10 USA salita al massimo dal 1980 (87pb) aumenta lo spettro di una recessione per fine anno – si legge nella nota di Mps Capital Services, che aggiunge riguardo al mercato del reddito fisso:
“In luce il rialzo dei rendimenti, sia nominali che reali, dei Treasuries Usa:
“Questi ultimi hanno invertito la rotta ed accentuato il movimento di rialzo in serata dopo la bassa domanda sull’asta del treasury trentennale (bid-to-cover e partecipazione investitori esteri in calo)”.
“Tra i banchieri centrali c’è stato l’intervento di Barkin (Fed votante) secondo il quale c’è ancora molta strada da fare per frenare l’inflazione che, pur avendo superato il picco, resta sempre elevata”.
Cosa aspettarci, a questo punto, da Wall Street?
Wall Street resta appesa alla Fed
Violeta Todorova, Senior Research Analyst di Leverage Shares, ha commentato il trend di Wall Street nella nota “Wall Street in cerca di direzione, resta appesa alla stretta della Fed”, riferendosi a quanto emerso dal report occupazionale Usa di gennaio pubblicato proprio la scorsa settimana, e spiegando in che modo il dato abbia potuto cambiare le previsioni su ciò che farà la Fed di Jerome Powell:
“Dopo il rapporto sul mercato del lavoro Usa di gennaio, che ha mostrato un guadagno netto di 517.000 posti di lavoro e un tasso di disoccupazione sceso al 3,4%, minimo da 53 anni, gli investitori temevano che il rapporto sui payroll, più forte del previsto, avrebbe riacceso i toni da falco da parte dei responsabili politici della Federal Reserve”.
Torodova ha ricordato che “in un’attesissima apparizione a un recente evento a Washington, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha ripetuto in gran parte le sue osservazioni precedenti, pronunciate nell’ambito dell’ultima riunione politica della Fed”.
Ovvero, che la “Fed avrà bisogno di effettuare altri rialzi dei tassi e di mantenere la politica a livelli restrittivi per un certo periodo di tempo, poiché la battaglia contro l’inflazione sarà probabilmente lunga. Powell ha anche ammesso che il rapporto sui posti di lavoro è stato più forte di quanto previsto, rafforzando la sua opinione che ci vorrà molto tempo per riportare l’inflazione all’obiettivo della Fed del 2%”.
Il numero uno della Banca centrale Usa ha rilasciato tuttavia anche altri commenti, “sul fatto che il rinnovato aumento dell’immigrazione, dopo il brusco rallentamento durante la pandemia, sembra stia alleviando la carenza di manodopera”.
E questi commenti, secondo Torodova, “hanno tranquillizzato il mercato”, con gli investitori che sono stati sollevati “dal fatto che il presidente della Fed non abbia modificato la sua posizione e non abbia preso una piega aggressivamente da falco”.
In questo contesto, ha aggiunto la Senior Research Analyst di Leverage Shares, “i mercati prevedono ora il 100% di probabilità che la Fed aumenti i tassi di 25 punti base il 22 marzo e il 76% di probabilità di un altro aumento di 25 punti base il 3 maggio. Ciò porterebbe il tasso dei Federal Funds a una fascia compresa tra il 5% e il 5,25%, che le proiezioni della Fed di dicembre indicavano come il probabile picco del ciclo di rialzo tassi”.
Torodova ha indicato anche che, “dopo il rapporto sui Nonfarm Payroll di venerdì 3 febbraio, Wall Street vede circa il 40% di probabilità che la Fed effettui un ulteriore rialzo dei tassi, rispetto al 3,6% di una settimana fa. Tuttavia, i mercati vedono ancora più del 60% di possibilità che la Fed tagli il suo tasso di riferimento al 4,75%-5% entro la fine dell’anno“.
Occhio alla fascia di resistenza dello S&P 500
La Senior Research Analyst di Leverage Shares ha ricordato infine che “i mercati azionari riflettono il panorama economico e geopolitico, che al momento rimane molto incerto. Il mercato sta cercando di scontare due diversi scenari, entrambi guidati da ciò che farà la Fed”.
“I due scenari sono la caduta o meno dell’economia statunitense in una recessione, che dipende in larga misura dalla rapidità con cui la Fed si avvicinerà alla fine del suo ciclo di rialzo dei tassi. Tuttavia, secondo il Segretario del Tesoro Janet Yellen, la probabilità di una recessione statunitense quest’anno è bassa, poiché la crescita dei posti di lavoro rimane forte e la disoccupazione è bassa.
Todorova conclude la nota indicando che, “sebbene l’attuale rally possa estendersi ulteriormente, l’indice S&P 500 si trova di fronte a una fascia di resistenza superiore tra 4.200 e 4.320, dove i tori potrebbero adottare un approccio più cauto. L’indice di volatilità CBOE (VIX) è molto vicino ai livelli di supporto chiave, il che suggerisce che il rally potrebbe non durare ancora a lungo e che si potrebbe assistere a un calo.