Wall Street cauta in vista Fed: Facebook ancora giù per datagate, Oracle crolla -9%
Nasdaq ancora sotto pressione, all’indomani del violento sell off che ha colpito i titoli tecnologici. Nel giorno in cui inizia la riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, a Wall Street il sentiment è improntato alla cautela. Facebook ancora venduta, all’indomani degli smobilizzi che hanno travolto le quotazioni a causa dello scandalo “Datagate”.
Sia Washington che Bruxelles hanno chiesto spiegazioni al social network, riguardo alle informazioni su più di 50 milioni di utenti che sono state raccolte dalla società di ricerche Global Science Research (Gsr) attraverso una APP e vendute a Cambridge Analytica, gruppo che ha lavorato per la campagna elettorale di Donald Trump.
Le quotazioni del colosso cedono -3,5%, dopo aver chiuso la sessione della vigilia in calo del 6,8%: in una sola sessione, Facebook ha visto andare in fumo $40 miliardi di capitalizzazione di mercato, soffrendo il tonfo giornaliero più sostenuto dal 2014, e scatenando un effetto domino su altri giganti dell’hi-tech, come Alphabet, la holding a cui fa capo Google, Amazon, Microsoft, e Apple.
Facebook avrebbe indetto intanto per oggi una riunione di emergenza allo scopo di fare ai dipendenti domande su Cambridge Analytica, mentre la Federal Trade Commission ha deciso di lanciare una indagine allo scopo di capire se l’utilizzo dei dati personali dei 50 milioni di utenti Facebook da parte di Cambridge Analytica abbia violato un decreto che Facebook aveva firmato con l’agenzia federale stessa nel 2011.
In più, il ceo Zuckerberg è stato convocato dalla Commissione parlamentare del Regno Unito sulla Cultura, i Media e il Digitale, sempre in relazione allo scandalo Datagate.
Nella sessione odierna, si mette in evidenza anche il crollo di Oracle superiore a -9%, dopo le stime sul quarto trimestre fiscale che sono state diffuse dal co-amministratore delegato Safra Catz e che hanno indicato un possibile rallentamento del fatturato della divisione cloud.
Nel suo ultimo trimestre, Oracle ha guadagnato $1,56 miliardi in termini di fatturato con i servizi e i software cloud, in rialzo del 32% su base annua. Guardando in avanti, il colosso ha detto di stimare una crescita del fatturato cloud tra il 19% e il 23%, meno di quanto gli investitori avevano previsto.
In generale, tra gli investitori, molti a questo punto si chiedono se sia il caso di iniziare a smobilizzare i titoli del settore tecnologico; basti pensare che dall’inizio del mercato toro, nel marzo del 2009, i titoli del comparto hanno assicurato ritorni superiori a +570% – la cifra include l’apprezzamento dei corsi azionari e anche i dividendi pagati -, sovraperformando in modo decisivo il trend generale dell’azionario Usa.
L’incidenza dei titoli hi-tech su Wall Street è inoltre cresciuta; se nel 2009 il settore incideva sullo S&P 500 con il 17,5%, ora l’incidenza è superiore al 25%: un ampio sell off sui titoli del settore non potrebbe di conseguenza non avere forti ripercussioni sul trend della borsa americana.
La cautela odierna si spiega anche in vista della decisione della Fed sui tassi, che sarà comunicata nella giornata di domani verso le 19 ora italiana: da un sondaggio di Bloomberg emerge che sono sempre più gli economisti a scommettere su ben quattro rialzi dei tassi nel corso del 2018.
L’incertezza sul numero delle strette monetarie mette gli investitori e i trader sull’attenti. Come spiega Hiroaki Mino, strategist senior di Mizuho Securities, “gli investitori hanno alleggerito le loro posizioni in vista della riunione della Fed. I mercati sono del tutto divisi sulle prossime mosse della Federal Reserve, e si chiedono se l’istituto stimerà per quest’anno tre rialzi dei tassi, o quattro”.
Così Mike Bell, strategist dei mercati globali presso JP Morgan Asset Management, riferendosi all’azionario globale:
“Ci sono sicuramente alcune azioni che presentano valutazioni in qualche modo stirate…dunque stiamo focalizzando la nostra esposizione all’interno del settore tecnologico sull’area più conveniente del mercato, mentre siamo un po’ più cauti sui titoli più cari e su alcuni dei nomi più popolari del settore“.
A Wall Street è inoltre alert volatilità, dopo che il VIX – il cosiddetto indice della paura – è volato ieri a un certo punto della sessione di quasi +40%, attorno a 22 punti. In ogni caso, fondamentale per il Nasdaq 100 sarà la tenuta della media mobile a 50 giorni, che finora sta fornendo una sorta di supporto tecnico all’indice.