Usa: mercato lavoro si lascia alle spalle shock febbraio. Ma Trump ancora contro Fed: ‘c’è bisogno di QE’
Il mercato del lavoro made in Usa torna alla normalità, dopo lo shock di febbraio, quando la creazione di nuovi posti di lavoro era stata di appena 33.000 unità (tra l’altro, dato rivisto al rialzo dai +20.000 inizialmente reso noto).
Nel mese di marzo, gli Stati Uniti hanno creato infatti +196.000 posti di lavoro, a fronte di un tasso di disoccupazione che è rimasto stabile al 3,8%, minimo in 50 anni.
Il dato è stato migliore delle attese, con il consensus che aveva previsto un aumento di 175.000 posti di lavoro. Tuttavia, i salari sono saliti del 3,2%, al di sotto del +3,4% stimato dal consensus.
Una nuova prova di fiducia nell’economia americana è arrivata dal presidente americano Donald Trump, che tuttavia non ha perso l’occasione di sferrare un nuovo attacco alla Federal Reserve di Jerome Powell.
Parlando dal giardino della Casa Bianca, Trump ha detto che, se la Fed si decidesse a tagliare i tassi di interesse, Wall Street schizzerebbe al rialzo come un razzo spaziale.
“Credo che dovrebbero abbassare i tassi e porre fine al Quantitative Tightening. A quel punto andremmo come un razzo spaziale. Nonostante questo, stiamo andando molto bene”, ha detto, aggiungendo: “la Fed ha davvero rallentato la nostra economia. L’inflazione è assente. Potrei dire, facendo riferimento al Quantitative Tightening, che piuttosto avremmo bisogno ora di un Quantitative easing”.
Così James Knightley, responsabile economista globale di ING:
“Dopo un inizio anno negativo (per il mercato del lavoro), (dal fronte macroeconomico) sono arrivate notizie migliori, tra cui il report occupazionale odierno. La crescita dei posti di lavoro era stata molto incerta di recente, forse a causa dello shutdown governativo e delle condizioni meteo, visto che l’aumento pari a +311.000 unità di gennaio era stato seguito da una crescita di appena 33.000 di nuovi occupati (dato rivisto al rialzo) di febbraio”. Ora, “continua Knightley, “sembra che siamo tornati alla normalità, con la creazione di di 196.000 nuovi posti di lavoro, meglio dei +177.000 attesi dal consensus”.
Tuttavia, andando a vedere nei dettagli, “nel settore manifatturiero l’occupazione è scesa di 6.000 unità. Si tratta del primo calo di questa componente dal luglio del 2017. E questo non gioca a favore del presidente Trump, e di ciò che dice a proposito del sostegno all’occupazione che dovrebbe arrivare dal fatto che Washington stia alzando la voce con i partner commerciali e, anche, dai tagli delle tasse alle aziende”.
ING crede in ogni caso alla solidità dei fondamentali economici made in USA. “Rimaniamo relativamente ottimisti sulle prospettive economiche Usa”. Secondo l’economista, “la forza del mercato del lavoro continuerà a sostenere la fiducia dei consumatori e le spese per consumi. Inoltre, con i progressi nelle trattative commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina, parte dell’incertezza sull’economia mondiale verrà rimossa, fattore che dovrebbe aiutare a mantenere solida la domanda di lavoro”.
La conclusione è che, “sebbene il 2019 presenti maggiori ostacoli per l’economia Usa rispetto all’anno scorso, crediamo che la politica monetaria (della Fed) rimarrà invariata quest’anno, soprattutto se si considera che l’aumento dei salari aiuterà a mantenere l’inflazione attorno al target o a un livello superiore a esso”.